Verona nei primi nove mesi dell’anno registra un andamento al rialzo del 12,3%, per una quota a valore di 11,09 miliardi di euro: un dato inferiore rispetto alla media nazionale (+21,2%) e regionale (+17,5%).

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“Le esportazioni hanno avuto un andamento inferiore alla crescita registrata dall’Italia e dal Veneto – spiega il Presidente della Camera di Commercio, Giuseppe Riello – ma lo scorso anno il fatturato verso l’estero è stato di molto superiore alla media nazionale e regionale. Ciò che conta è che l’andamento a doppia cifra sia costante. Vanno poi valutati gli effetti su questi aumenti dell’incremento dei prezzi (trasporti, materie prime, fonti energetiche) che si è manifestato lungo tutte le filiere dei diversi comparti produttivi. I dati sono lusinghieri per tutti i settori tranne che per la termomeccanica (-3,1%) e mobili (-0,7%). Un quarto dell’export scaligero, 2,9 miliardi di euro è rappresentato dall’agroalimentare (26%), seguono i macchinari con il 17,5% a 1,9 miliardi di euro e il fashion system che pesa per il 13,9% sul totale delle vendite di merci e servizi sui mercati stranieri, con un dato pari a 1,5 miliardi di euro”.

Anche il settore del marmo conferma l’andamento positivo con un +12,6% a 355,3 milioni di euro.

Quanto ai mercati di destinazione delle merci veronesi i primi 10 sono in crescita, esclusa la Svizzera (che nei periodi precedenti ha registrato forti aumenti nel comparto del fashion system). La Germania rimane il partner privilegiato delle imprese scaligere con un peso percentuale sul totale del 17,9% (2 miliardi di euro di export), seguita dalla Francia che si attesta sul 10% (1,1 miliardo). Gli Stati Uniti sono tornati a rappresentare il terzo mercato di sbocco con una variazione a due cifre del 16,6% e un peso sul totale complessivo dell’export del 5,7%. Un peso lievemente inferiore lo registrano Spagna, Svizzera, Regno Unito, che pare stia recuperando l’effetto Brexit, e Austria. Segue poi la Polonia con un 3,6% il Belgio (3,4%) e i Paesi Bassi (2,9%).

L’export verso la Russia è in calo del 4,6% (16° mercato a 162,8 milioni di euro) mentre quello verso  l’Ucraina è crollato del -33% (48° mercato a 30,5 milioni).