Approvata sul fino di lana la legge finanziaria, il 2022 si chiude con dati in chiaroscuro per l’economia italiana: il PIL mostra segnali ancora positivi, si è raggiunto un primo price-cap su gas e petrolio importati dall’Europa, gli obiettivi del PNRR per il 2022 sono stati raggiunti, ma restano ancora vaste aree di difficoltà. La crisi energetica non è cessata, il rialzo dei tassi di interesse per rallentare l’inflazione alza i costi di famiglie e imprese nonché quello per gestire il debito pubblico, il Covid fuori controllo in Cina potrebbe mettere in crisi la ripresa internazionale. Paolo Borchia, europarlamentare di Identità e Democrazia (il gruppo dell’EuroParlamento guidato dalla Lega), è il politico veronese più “addentro” ai meccanismi di Bruxelles che possono cambiare questo quadro. A lui, L’Adige ha chiesto di fare un bilancio di “previsione” sul nuovo anno. Partendo proprio dall’energia.

«L’Europa – sottolinea Borchia – ancora una volta ha pensato di agire molto nella facciata ma se si guarda con attenzione alle misure concrete la montagna ha partorito un topolino. All’Italia arriveranno soli 9 miliardi di euro in più secondo le stime della Commissione Europea col piano REPowerEU, quel piano legislativo e finanziario che ha l’ambizione di portare l’Europa verso l’autonomia energetica. Purtroppo queste sono briciole, per provare a riuscire in una impresa così titanica sarebbe servito da Bruxelles un impegno di dimensioni simili al “Recovery Fund”, con aiuti concreti a imprese e famiglie anche nel breve termine con denaro fresco».

La crisi di questi ultimi anni può portare ad una maggiore gradualità nelle misure per raggiungere gli obiettivi già fissati x decarbonizzazione?

«Come politici siamo però chiamati a lavorare anche per dare risposte immediate e applicare le misure più restrittive del piano “Pronti per il 55” (entro il 2030) in un periodo di crisi come quello odierno fa capire quanto spesso l’UE si perda nella cieca ideologia. Ho inviato una lettera al presidente della Commissione Europea, Ursula Von der Leyen, per chiedere di sospendere temporaneamente le azioni di tale piano, in modo da concentrare tutte le risorse per uscire dalla crisi di prezzi e forniture di energia».

Uno dei settori più a rischio in Italia è quello della subfornitura per l’industria dell’auto che a Nordest coinvolge tantissime realtà e decine di migliaia di posti di lavoro.

«Sul settore automotive ho posto grande attenzione fin dall’inizio della mia attività parlamentare perché rappresenta la prova più emblematica del fatto che le ambizioni ambientali scellerate che le istituzioni europee hanno deciso di perseguire distruggono a tavolino storici e floridi settori industriali dei nostri territori, nel Nordest e in tutta Italia. Appena si stava concretizzando la scelta di bandire in Europa i motori endotermici dal 2035 ho predisposto insieme ai miei colleghi un’interrogazione alla Commissione che sollevava diversi dubbi sulla loro scelta di permettere unicamente le auto “full-electric” che ci porta a partire in grande ritardo rispetto all’economia cinese. Risposte fumose come sempre dalla Commissione, ma continuerò ad essere in prima linea per combattere su questo fronte così cruciale per il nostro indotto».

Verona è la seconda provincia italiana come sede di imprese multinazionali, questo grazie alla sua posizione geografica. Un vantaggio che potrebbe ridimensionarsi se non si sviluppa l’asse del Brennero, non trova?

«Personalmente, ma vale per l’intera Lega, c’è massina attenzione per le infrastrutture fondamentali per i territori, come la Galleria del Brennero e la linea Fortezza–Verona. Entrambe rappresentano una soluzione strutturale ai problemi di traffico lungo il corridoio Monaco-Verona. Il loro completamento va portato a termine nel minor tempo possibile. Noi vigileremo affinché non ci siano inutili ritardi per avere, come previsto, i primi treni nel 2031. Auspichiamo, altresì, una maggiore celerità nell’avanzamento dei cantieri sul Brennero anche dal fronte tedesco. Per quanto riguarda la questione Brennero, fin dall’ inizio del mio mandato (luglio 2019) mi sono attivato personalmente per risolvere il problema delle restrizioni al traffico da parte del Tirolo, con periodici incontri informativi sul territorio oltre che incontri istituzionali con Ambasciatori e rappresentanti di settore, parliamo di pesanti limitazioni che compromettono il mercato interno e la libera circolazione».

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L’Italia ha il primato di giovani Neet: un freno allo sviluppo ed alla competitività, come può intervenire Bruxelles?

«Non è mai troppo tardi per istruirsi, figuriamoci a 20 anni. Basta con i ‘Neet’, sì all’obbligo scolastico e a chi professa la decrescita felice e che favorisce la generazione ‘Neet’ che né studia e né lavora e vuole il reddito di cittadinanza, noi opponiamo il nostro modello basato sul merito e sul risultato ottenuto grazie all’impegno. Senza dubbio bisognerebbe investire maggiormente in formazione e creare opportunità di lavoro per i giovani, ma tutto questo è molto alla lontana perché non è competenza diretta di Bruxelles dove, comunque, per i ‘Neet’ esistono due strumenti: Garanzia giovani rafforzata e Fondo sociale europeo plus. La prima è costituita dall’ impegno che gli Stati membri dell’UE assumono per garantire che tutti i giovani di età inferiore ai 30 anni possano ottenere un’offerta qualitativamente valida di: occupazione, formazione permanente, apprendistato e tirocinio entro quattro mesi dalla fine degli studi o dall’inizio del periodo di disoccupazione. Tutti i Paesi dell’UE si sono impegnati a mettere in atto la garanzia per i giovani rafforzata in una raccomandazione del Consiglio dell’ottobre 2020. Su Garanzia giovani, però, manteniamo perplessità perché non funziona ancora come dovrebbe, andrebbe migliorata e sfruttata al meglio.

Negli ultimi anni – aggiungo – anche in Italia si stanno sviluppando ITS settoriali i quali sono fondamentali per lo sviluppo di figure artigianali professionali. É in questo senso che, sull’esempio di quanto accade in Germania, è importante aumentare i numeri degli studenti iscritti, per consentire una formazione di alta qualità che permette ai giovani di inserirsi con successo nel mondo del lavoro.

La Valpolicella come la Pianura Veronese vivono di artigianato, ed è importante tramandare gli antica saperi della lavorazione del marmo come del legno. Questa è la loro mission ed abbiamo la fortuna di averne due di recente formazione, uno dedicato all’arte ed automazione del marmo ed uno al design del legno-arredo».