Il 29 gennaio verrà eletto il presidente della provincia di Verona. In questi giorni s’è ripetuto il gioco degli accordi politici per scegliere il nome da far votare ai consiglieri – circa 1.300 – dei 98 comuni che però sono per lo più “civici”, non diretta emanazione dei partiti. E già questa è un’anomalia. Il presidente uscente Manuel Scalzotto della Lega non sarà riconfermato. Al suo posto un accordo trasversale fra centrodestra e il sindaco di Verona ha deciso di mettere il sindaco di Nogara Flavio Pasini, pure della Lega. Due persone per bene. Ma questo è avvenuto attraverso trattative condotte in maniera riservata fra non più di una decina di persone. Un meccanismo a dir poco bizzarro e che in ogni caso c’entra ben poco con la democrazia.
Poco male, si dirà: tanto le province non contano niente. Tanto che dovevano abolirle. Ci sono già le Regioni e i Comuni e, nell’ambito della spending review che nel 2014 era in testa all’agenda della politica, avevano pensato di chiuderle come enti inutili. Ma non se la sono sentita. E, come spesso avviene nel Bel Paese, hanno fatto una cosa all’italiana: le hanno mantenute, ma svuotate di quasi tutte le competenze. Creando al contempo una vagonata di autorità e consigli di bacino…una follia amministrativa!
Ma siamo sicuri che le Province non contino più nulla? quanto pesano queste competenze rimaste? la Provincia di Verona, che è un ente che funziona bene, nel 2023 metterà a terra investimenti per 100 milioni di euro: strade, scuole, sicurezza antisismica, controllo dei ponti sulle strade, ecologia e tutela del territorio. Dei 100 milioni (200 miliardi delle vecchie lire) ben 22,5 arrivano dal PNRR: ovvero, per buona parte, debiti che pagheranno i cittadini con le loro tasse. Se i nostri figli studiano in aule e palestre sicure merito o demerito è della Provincia; se non ci cascherà un ponte in testa merito o demerito sarà della Provincia e via così…dov’è però il controllo democratico dei cittadini? come possono incidere coloro che pagano i conti nelle scelte di questo importante – altro che inutile! – ente?
La riforma del 2014 ha abolito le elezioni a suffragio universale diretto del presidente e dei consiglieri provinciali imponendo un farraginoso sistema indiretto ogni quattro e due anni.
Ad eleggere il consiglio provinciale sono i consiglieri e i sindaci di tutti i comuni della provincia con voto ‘ponderato’, ossia proporzionato al peso demografico del comune d’appartenenza: il voto di un consigliere comunale di Verona pesa molto di più di quello di S.Anna d’Alfaedo. Questo fa sì che l’elezione sia frutto di un accordo fra i partiti, roba da addetti ai lavori in cui i cittadini non c’entrano un tubo. Qualcosa di inaccettabile per un’istituzione pubblica di un paese democratico.
Solo un anno fa, in occasione dell’elezione del presidente della Repubblica, era emersa prepotentemente l’esigenza dell’elezione diretta dal popolo. Cosa che è nel programma del governo Meloni e che ci auguriamo venga realizzata nella legislatura in corso. Lo stesso deve avvenire per le Province. Visto che non sono state abolite, almeno che vengano fatte funzionare e che vengano elette direttamente dai cittadini come i Comuni, le Regioni e il Parlamento nazionale ed europeo. Questa storia delle province né carne né pesce e del voto ponderato indiretto è una vergogna che deve finire al più presto.