La legge Sirchia, quella che ha vietato il fumo nei locali pubblici, compie 20 anni. Una delle leggi più importanti per la salute che subito ebbe forti resistenze ma che ha poi cambiato le abitudini di molti italiani e le regole di comportamento. La volle il ministro del governo Berlusconi Girolamo Sirchia, medico, che tra l’altro cambiò anche la denominazione del ministero. Da allora si chiamò ministero della Salute e non più della Sanità, a voler sottolineare la priorità della salute dei cittadini sullo strumento per perseguirla.
La legge entrò in vigore nel 2005 col risultato di ridurre notevolmente il numero dei fumatori nel nostro paese che oggi è stimato a poco meno di 10 milioni. Tra il 2003 e il 2020 la quota di fumatori nella popolazione over 14 era scesa dal 33% al 22%. Ma c’è un’inversione di tendenza tra il 2020 e il 2022 che ha l’ha portata al 24,2%: 800mila fumatori in più rispetto agli 11,6 milioni di due anni fa. Un dato che dovrebbe preoccupare e far scattare quanto meno una campagna di sensibilizzazione da parte dell’attuale ministro della Salute.
“La legge 3/2003 è stata una grande battaglia, che i cittadini hanno compreso, tanto che negli anni hanno difeso il provvedimento dai continui attacchi delle multinazionali del fumo più di quanto abbia fatto la politica”, commenta all’Ansa l’ex ministro Sirchia. “Le persone – aggiunge – hanno capito che si tratta di un provvedimento che non guarda agli interessi specifici di qualcuno, come spesso accade, ma a quelli della popolazione, alla loro salute e alla loro vita”.
Sirchia ritiene necessario che oggi le istituzioni facciano uno sforzo in più per “portare avanti l’agenda antifumo”. Anche alla luce del fatto che le multinazionali del tabacco, molto potenti, si sono inventate le sigarette elettroniche e i prodotti a tabacco riscaldato per riconquistare il mercato.