Non è stato raggiunto l’accordo sull’adeguamento retributivo per colf, badanti e baby sitter fra i rappresentanti dei lavoratori e quelli dei datori di lavoro. Per questo, come previsto dal contratto collettivo del lavoro domestico, scatta in automatico l’adeguamento all’80% dell’indice Istat per quando concerne le retribuzioni. Da gennaio aumenteranno quindi del 9,2%. Al 100% per le indennità di vitto e alloggio.
Le associazioni datoriali avevano proposto di introdurre gli aumenti dai primi di marzo e non da gennaio per dare un minimo di respiro alle famiglie. Ma non la proposta è stata accettata. Così non è azzardato immaginare che il lavoro nero aumenti, perché le famiglie si troveranno di fronte a un bivio: o rinunciare all’aiuto, o passare al nero. Alla faccia della lotta all’evasione!
L’impatto maggiore sarà per quelle figure come le badanti a tempo pieno la cui retribuzione minima passerà da 1.026,34 a 1.120,76 euro cui bisogna aggiungere i contributi per cui il costo totale per le famiglie passerà da 17.177 a 18.752 euro all’anno. La speranza è che il governo intervenga.
E’ risaputo che le badanti svolgono un ruolo di supplenza per la mancata risposta dello Stato al fenomeno dell’aumento delle persone anziane, specie quelle non autosufficienti. Le famiglie per assistere i loro vecchi sono costrette a ricorrere alla badanti, per lo più provenienti dall’Europa dell’est, perché non esistono servizi domiciliari adeguati né posti sufficienti nelle strutture, che peraltro hanno costi a volte insostenibili per i bilanci famigliari. Lo Stato quindi dovrebbe andare incontro a queste famiglie sgravandole dei contributi e non aumentando un costo di cui eticamente dovrebbe farsi carico.