(di Stefano Tenedini) Verona tra due settimane sarà per un giorno al centro della rivoluzione destinata a segnare l’economia e la società: l’Intelligenza artificiale, che ormai non è più un ipotetico sviluppo tecnologico di un futuro fantascientifico, ma fa ormai parte a vari livelli della vita di ogni giorno, come tutti possiamo sperimentarne la presenza anche senza rendercene ancora conto. La sua forza si sente molto bene nell’industria, con il sempre più vasto utilizzo delle risorse digitali, soprattutto tra le Pmi.
Su questo tema chiave per lo sviluppo è stato organizzato un ciclo di incontri sui territori, spinto da Piccola Industria-Confindustria, Anitec-Assinform e associazioni territoriali degli imprenditori. Si partirà dal Nord Est, una delle aree tecnologicamente più avanzate e reattive d’Italia, con l’incontro di Verona dedicato a “L’Intelligenza artificiale al servizio delle Pmi: use cases e ambiti di sviluppo”, in programma il 9 febbraio alle 16 – organizzato in collaborazione con Confindustria Veneto e Confindustria Verona – per poi proseguire nelle altre regioni. Saranno proprio gli imprenditori veneti delle piccole imprese a spiegare ai colleghi i vantaggi dell’IA, il percorso da compiere e gli ostacoli da superare: un’esperienza di prima mano che aiuterà a ridurre le distanze.
“Investire nella trasformazione digitale delle imprese è una delle soluzioni più efficaci per recuperare produttività e competitività”, sottolinea presentando l’evento Anitec-Assinform, principale associazione di settore, presieduta da Marco Gay. “L’Intelligenza artificiale è sempre più al centro degli investimento delle imprese. Lo dimostrano i dati di mercato: +21% di crescita per un valore di circa 422 milioni nel 2022 e l’affermazione di questa tecnologia in quasi tutti i settori, dall’agricoltura ai servizi passando per la manifattura.”
Il vantaggio della IA è che entra nella vita aziendale per rendere i processi più efficienti e abilitare nuove funzionalità nei prodotti, diventando un alleato importante per raggiungere target di sostenibilità ambientale ed energetica in un periodo caratterizzato dall’aumento dei costi dell’energia. “È però importante rendere questa tecnologia comprensibile e appetibile per le imprese e in particolare per le piccole e medie”, sottolinea l’associazione, le cui aziende operano nella produzione di software, sistemi e apparecchiature elettroniche, nella fornitura di soluzioni applicative e reti, di servizi e contenuti connessi all’uso dell’ICT e allo sviluppo digitale.
L’obiettivo degli incontri, per la cui ideazione e organizzazione ha giocato un ruolo chiave l’imprenditore veronese Paolo Errico di Maxfone, vicepresidente nazionale di Confindustria – Piccola Industria proprio con la delega per Innovazione e Transizione Digitale, è “diffondere la cultura dell’innovazione digitale in Italia, sensibilizzare le PMI sui vantaggi derivanti dall’adozione di soluzioni di Intelligenza artificiale e raggiungere territori e imprenditori in tutta Italia, promuovendo una maggiore integrazione tra le industrie manifatturiere e l’industria digitale”.
La conferma che si tratta di un settore trainante e dalle grandi potenzialità viene anche dal report di monitoraggio “Startup e PMI innovative ICT: performance economica”, diffuso pochi giorni fa a cura di Anitec-Assinform e InfoCamere. Dati recentissimi, aggiornati a ottobre, che ci dicono quanto sia stata sostenuta anche nel 2022 la crescita demografica di startup e PMI innovative ICT. La distribuzione territoriale rimane stabile: in testa la Lombardia, seguita da Lazio e Campania e a pari merito da Veneto ed Emilia-Romagna. Per tipologie di attività quote rilevanti per Artificial Intelligence & Machine Learning, IoT e Mobile app, davanti a Big data e Data science, Block Chain, Cloud e Industria 4.0.
Tra i vari indicatori spicca la capacità di startup e PMI innovative ICT di mantenere livelli di produttività migliori rispetto alle aziende non-ICT, ma anche (sul lato della profittabilità) di continuare a generare più margine, anche se resta la sfida dei costi non operativi. Il ROE, cioè il ritorno economico degli investimenti effettuati dai soci dell’azienda, risulta positivo in almeno il 50% delle startup e PMI negli ultimi tre anni. Sotto il profilo della finanza, infine, gli indicatori dimostrano che nel medio periodo le imprese sono riuscite a mantenere un accettabile livello di sostenibilità.