(di Paolo Danieli) Giorgia Meloni è soddisfatta dei suoi primi cento giorni alla guida del governo. “Lo spread negli ultimi anni è stato considerato il grande metro di giudizio per valutare lo stato dell’economia italiana – ha detto -. Negli ultimi cento giorni è sceso da 236 a 175 punti base. La Borsa ha registrato un aumento del 20%, la Banca d’Italia stima che nel secondo semestre 2023 l’economia italiana sarà in netta ripresa e che quella ripresa si stabilizzerà nel 2024 e nel 2025. E che l’inflazione tornerà a livelli accettabili”.
Ma non è solo lo spread, che è un parametro manipolabile dalle agenzie di rating. C’è qualcosa di più. C’è il movimento la politica che la Meloni sta facendo nel Mediterraneo, sulle orme di Enrico Mattei, per ridare all’Italia il ruolo perduto di potenza regionale, per acquisire quello di hub europeo per energia e per stipulare gli accordi necessari per fermare il flusso immigratorio dall’Africa. Con una occhio anche ai Balcani che sono un’altra area dove l’Italia può avere un ruolo da protagonista. E non è poco!
Erano anni che l’Italia non prendeva iniziative di politica estera, che era inesistente e subalterna. Bisogna dare atto a Giorgia Meloni che in soli cento giorni sta almeno cercando di ridare dignità al nostro paese.
Restano invece le difficoltà derivanti dal costo esorbitante dell’energia. Giorgetti è ottimista e prevede una riduzione di costi del 40%.Speriamo.
Sullo sfondo di tutto però incombe la guerra, con le sue conseguenze in termini economici e di pericolo globale. La gente comincia a essere stufa di questa guerra e dei danni che sta facendo anche a casa nostra. E non solo in Italia. In tutto lo schieramento occidentale comincia a farsi largo l’opinione che continuando così, quand’anche non rischiassimo un coinvolgimento diretto e la guerra atomica, ci stiamo rovinando. Le armi, i mezzi e i soldi che vengono mandati a Zelensky da qualche parte vengono pur fuori. E una parte anche dalle nostre tasche.
Secondo un sondaggio Euromedia il 60% degli italiani è contrario all’invio dei Leopard da parte della Germania. Il 52% è contrario all’’invio di armi all’Ucraina, che è il dato più alto rilevato dall’inizio della guerra.
Tra i partiti il maggior numero dei contrari è nella Lega, il 71%, seguito dai Cinquestelle, 66%. Ma anche la maggioranza degli elettori di Fratelli d’Italia è contraria: il 54%. Il 68% è contrario al coinvolgimento della Nato.