Che cosa sta succedendo ai giovani? Psichiatri, neurologi e psicologi danno l’allarme: i nostri ragazzi sono sempre più depressi, manca loro quella gioia di vivere, quella forza vitale che a vent’anni dovrebbe essere normale.
E invece in questa generazione serpeggia un disagio che genera un sacco di problemi: insicurezza, depressione, paura del futuro. Stati d’animo che non sono il massimo per chi deve costruire il proprio avvenire e che non sono solo propri dei ventenni, ma caratterizzano anche coloro che hanno compiuto i trent’anni.
Gli episodi più eclatanti, come il suicidio della studentessa di 19 anni dello Iulm a Milano della settimana scorsa, motivato dal senso di fallimento esistenziale che la pervadeva; o quello dello studente di 26 anni qualche mese fa a Padova che si è ucciso perché non era più in grado di sostenere le bugie raccontate ai genitori sugli esami universitari mai sostenuti, sono il segnale di un disagio molto profondo.
Di ragazzi che non ce l’hanno fatta con gli studi o che non sono riusciti a realizzare le loro aspettative ce ne sono sempre stati. La differenza è che oggi vivono questi fallimenti cadendo nella depressione e arrivando a gesti estremi. Perché?
C’è innanzitutto un problema di contesto: la società in cui viviamo è sempre più competitiva. E questo genera disagio in chi per carattere competitivo non è.
S’aggiunge l’incertezza del futuro. E l’insicurezza. E’ la prima generazione che dopo qualche secolo non ha l’aspettativa di avere un tenore di vita migliore dei genitori. E, si sa, da poveri diventare ricchi è facile. Ma non il contrario.
Poi c’è l’insicurezza. Il Covid è stato come la peste del passato. Un male che ha sconvolto le vite e la società. Ne siamo usciti. Ma nell’inconscio ha lasciato una ferita: l’insicurezza di quello che può accadere. Per di più è caduta quella che era diventata una quasi certezza: guerre non ce ne saranno più. E invece a mille chilometri da qui una guerra c’è. E non si sa come va a finire. Potrebbe e anche coinvolgerci. E i giovani, come capitava alle generazioni precedenti, potrebbero essere chiamati a combattere. E questo, solo all’idea, è destabilizzante. Senza contare che è intimamente connesso con una visione catastrofica del futuro che comprende la distruzione del mondo. Cosa che cala come una ghigliottina sulla visione del futuro dei giovani.
A questo s’aggiunge che la famiglia e tutto il sistema di principi costruito attorno ad essa si sono indeboliti e non costituiscono più quei punti fermi sui quali le generazioni precedenti avevano modo di ancorarsi. Ulteriore motivo di destabilizzazione.
E poi c’è la riduzione delle ore di sonno, a causa della frequentazione di realtà ‘virtuali’, la cui privazione a che parziale crea problemi al sistema nervoso centrale.