Con voto unanime il Consiglio regionale del Veneto ha approvato il programma di sostegno all’apicoltura 2023-27. Si tratta di un piano finanziario da 2 milioni di euro l’anno, per cinque anni, a sostegno dei 7.200 apicoltori veneti e di una produzione ad alto valore economico e commerciale, ma anche ambientale. Per numero di arnie (oltre un milione e 700 mila) e con una produzione annua di circa 1.700 tonnellate di miele il Veneto risulta essere l’ottava regione in Italia. Il documento di programmazione -ha spiegato il relatore in aula, il bellunese Giovanni Puppato (Lega-Lv) – rappresenta uno dei sottoprogrammi del Programma nazionale, e quindi del Piano strategico della Politica agricola comune (Pac) per il quinquennio 2023-27, cofinanziato dall’Unione europea e dallo Stato italiano. Obiettivi ed interventi sono stati definiti in collaborazione con le associazioni apistiche del Veneto e con il parere positivo della Consulta regionale per l’apicoltura, e sottoposti all’approvazione del Ministero per l’agricoltura.
Nel dettaglio, il piano riserva ogni anno 880 mila euro ad interventi di aggiornamento e formazione degli apicoltori e delle loro associazioni e per l’assistenza tecnica alle imprese; investe 960 mila euro l’anno per la lotta ai parassiti, agli insetti aggressori e alle malattie, in particolare la varroasi, la prevenzione delle avversità climatiche, il ripopolamento del patrimonio apistico, la promozione del nomadismo delle arnie, l’acquisto di attrezzature e sistemi di gestione per migliorare la produzione e le condizioni di lavoro degli apicoltori; infine, destina 160 mila euro l’anno a campagne informative, eventi educativi e alla promozione e commercializzazione dei prodotti delle api.
L’area dove si concentra la produzione veneta è soprattutto la fascia pedemontana e collinare. Infatti, i territori a maggior concentrazione di alveari e aziende apistiche, che in Veneto sono per l’88% microaziende, sono le province di Vicenza e di Treviso, dove si concentrano rispettivamente il 20,75% (pari a 1.494) e il 21,49 % (1.547) degli operatori del settore, seguite da Padova (con 1.315 apicoltori), Verona con 1.121 e Belluno, con 765 operatori. In coda Venezia e Rovigo, rispettivamente con 651 e 307 apicoltori.
A sostegno del piano regionale sono intervenuti Cristina Guarda (Europa Verde), vicepresidente della commissione per le politiche agricole, che ha invocato un intervento regolatorio sull’uso in agricoltura dei fitofarmaci che contaminano i pollini e danneggiano api e apicoltori, e investimenti coerenti sulle tecniche che riducono l’impatto dell’emergenza climatica; Giuseppe Pan, capogruppo della Lega e già assessore regionale all’agricoltura, ha sottolineato la centralità della funzione impollinatrice delle api nel sistema frutticolo veneto e l’importanza di aver inserito nel piano il monitoraggio, a cura dell’Istituto Zooprofilattico delle Venezie, della presenza della vespa velutina, nuovo killer delle api; Andrea Zanoni (Pd) che, nel ricordare l’importanza della presenza delle api come ‘cartina di tornasole’ della salubrità dell’ambiente, ha denunciato l’impatto dei pesticidi e della siccità su alveari e arnie e sollecitato maggiori e “ferrei” controlli a tutela delle api, della biodiversità e dei consumatori; e, infine, Tommaso Razzolini (FdI), ha difeso le tecniche agronomiche dei viticoltori, spiegando come a causare la morìa delle api siano soprattutto i pesticidi utilizzati per le colture cerealicole estensive.