“I rapporti personali con Matteo Salvini e Giorgia Meloni sono sempre stati molto cordiali, le valutazioni politiche non sempre coincidono. Del resto, se fosse così saremmo un partito unico e non una coalizione.”
Apre così agli ex alleati Berlusconi in un’intervista a “Chi” in cui spiega la posizione di Forza Italia sulla rottura nel centrodestra. Ricordando che è stato lui a fondarlo nel 1994 ha precisato che “è un’alleanza scritta non da un notaio, ma nel cuore degli italiani. Dobbiamo rilanciarla e per farlo c’è un solo modo: consolidare Forza Italia e creare un centro moderato che possa aggregare e allargare i suoi confini.”
Pare però che questo benedetto centro, che è un non luogo politico in quanto significa non essere né di destra né di sinistra, sia diventato per lui un’ossessione quando dice: “Un centro, saldamente ancorato al centrodestra e alternativo alla sinistra, che sia garante dei valori cristiani, dei principi liberali, della vocazione europeista, del metodo garantista.” Un centro che addirittura s’ancora con sé stesso! Ma se nel centro-destra il centro c’è già, come può pensare Sua Emittenza di ancorarlo ancora al centro? E’ un avvitamento dialettico.
E’ chiaro che la sua insistenza su questa categoria è funzionale a restituire ruolo al suo partito che altrimenti finiva schiacciato da Lega e FdI.
E continua il suo ragionamento: “Per fare questo bisogna rifondare il centrodestra? Se necessario, sono pronto a farlo, senza escludere nessuno, ovviamente“.
L’obiettivo è il 2023 “quando la maggioranza degli italiani si esprimerà, ne sono certo, per un centrodestra di governo – conclude- che dovrà completare il lavoro di questi mesi. Nel frattempo, però, bisogna consolidare il buon lavoro del governo Draghi: il Paese ha bisogno di stabilità e di continuità”.