(di Gianni Schicchi) Sarà il famoso violinista Uti Ughi ad inaugurare, come solista, la stagione concertistica 2022 de I Virtuosi Italiani al Teatro Ristori, previsto per venerdì 1 aprile ore 20. Il programma di sala predisposto dal complesso orchestrale veronese comprende musiche di Vivaldi, Vitali, Bach, Boccherini, Kreisler, Saint-Saëns, autori praticati abitualmente nei suoi lunghi tour nazionali e internazionali. Il curriculum di Uto Ughi, che per la prima volta incontra I Virtuosi Italiani, è ricchissimo di traguardi conseguiti in una carriera fra le più invidiabili e prolifiche. Pur essendo vicino all’ottantina, il solista bustocco è in piena attività nello svolgere una fruttuosa attività concertistica, sia in Italia che all’estero. Ha saputo dare vita a diversi festival e rassegne musicali, quali “Omaggio a Venezia” (1976), finalizzato alla raccolta di fondi per il restauro dei monumenti della città e “Omaggio a Roma” (1999-2002), per la diffusione del patrimonio musicale. Dal 2003 gli scopi di tali eventi sono stati ripresi nel festival “Uto Ughi per Roma”, del quale è fondatore e direttore artistico. Da ricordare anche l’istituzione, con Bruno Tosi, del premio “Una vita per la Musica”.
A sei anni Uto Ughi ha iniziato lo studio della musica e del violino alla scuola “Giovanni Battista Pergolesi” di Varese con la guida di Ariodante Coggi, debuttando a soli sette anni al Teatro Lirico di Milano e imponendosi subito all’attenzione della critica e del pubblico come uno straordinario talento. Ha quindi studiato con George Enescu a Parigi, Corrado Romano a Ginevra, Yvonne Astruc e Riccardo Brengola all’Accademia Chigiana, incontrando nel ricco ambiente culturale senese le monumentali figure di Andrés Segovia e Pablo Casals.
Nel corso della sua carriera si è esibito con le maggiori orchestre del mondo e sotto la direzione dei più prestigiosi direttori, tra cui: Celibidache, Giulini, Prêtre, Sawallisch, Sinopoli, Kondrašin, Haitink, Rostropovich, Maazel e Davis. Particolari consensi ha riscosso al Festival di Salisburgo e in India, con l’orchestra del Maggio Musicale Fiorentino diretta da Zubin Mehta. Nel settembre 1997 gli viene conferita dal Presidente della Repubblica l’onorificenza di Cavaliere di Gran Croce per i suoi meriti in campo artistico e nell’aprile 2002 la Laurea honoris causa in Scienze delle Comunicazioni. Fra le altre riconoscimenti ricevuti: il titolo di Accademico di Santa Cecilia (1978), di Commendatore della Repubblica (18 febbraio 1981), di Grande Ufficiale (2 giugno 1985), oltre ai premi: “Una vita per la musica – Leonard Bernstein” (1997), il Premio “Galileo 2000” (2003), l‘internazionale “Ostia Mare” di Roma (8 agosto 2003), il Premio America della Fondazione Italia USA (2015) e il Cicognini (2019).
Nel 2013 esce per Einaudi la sua autobiografia Quel diavolo di un trillo. Note della mia vita. Nel 2020 durante il lockdown per la pandemia è scelto dal Ministero degli Esteri per diffondere nel mondo un messaggio di promozione della cultura italiana, assieme ad altre personalità del mondo musicale: da Andrea Bocelli, a Paolo Fresu, Renato Zero, Tiziano Ferro e Massimo Ranieri.