Si mantiene stabile, rispetto allo scorso anno, il trend di crescita dell’export veronese nel I trimestre che guadagna un 12,1% rispetto al primo trimestre 2021 totalizzando 3,5 miliardi di euro di prodotti venduti all’estero. Il risultato dell’export, pure buono, è inferiore a quello veneto e italiano (+19,9 e +22,9%).
“Corriamo sempre a due cifre e come lo scorso anno – afferma il Presidente della Camera di Commercio, Giuseppe Riello – e stiamo diversificando le vendite all’estero, integrando i flussi in uscita con altre produzioni. Esse rappresentano il 38% delle esportazioni complessive, 1,3 miliardi e sono cresciute del 21,4%. Si tratta in prevalenza di prodotti siderurgici, acciaio in prima lavorazione, carta, fertilizzanti e farmaci. I dati del commercio estero del primo trimestre non tengono ancora conto degli effetti della congiuntura bellica. Da marzo ad oggi l’inflazione è aumentata dal 5,1% al 7,4. I tassi di sconto del denaro sono in crescita. L’aumento del 17% delle importazioni, arrivate a 4,8 miliardi, attesta quanto incida l’aumento dei prezzi di quest’ultimo anno, analogo ragionamento vale anche per l’export. Le imprese hanno aumentato i prezzi dei prodotti. Le nostre merci sono destinate a perdere competitività, senza tenere conto delle rotture di stock, dei problemi di approvvigionamento e di quelli legati alla logistica. La preoccupazione per una rapida inversione della tendenza è forte. Questa guerra rischia di mettere in ginocchio l’economia veronese, e non solo, come la crisi del 2008”.
Scendendo nel dettaglio, sono numerosi i comparti che registrano un aumento dell’export a doppia cifra a cominciare dai macchinari: crescono del 12% a 617,3 milioni di euro. Segue l’exploit delle bevande, cioè del vino che aumenta del 19,4% a 284,3 milioni. Continua il recupero del marmo con un 18,3% in più rispetto al primo trimestre 2020 attestandosi sui 103,8 milioni di euro. Analogamente continua il recupero del terreno perso negli ultimi 10 anni del mobile arredamento che segna un +16,6% a 26,3 milioni. L’agroalimentare, invece, rallenta la corsa al 2,8% dopo gli exploit degli ultimi anni con un aumento dell’aggregato del 2,8% a 456,8 milioni di euro. Rimane comunque il secondo comparto che esporta maggiormente. L’ortofrutta è stazionaria a 157,5 milioni mentre le calzature aumentano del 4,7% a 112,7 milioni di euro. Sono in terreno negativo il tessile-abbigliamento e la termomeccanica, rispettivamente del 2% (351,1 milioni) e del 5,4% (33,7 milioni).
Entrando nel dettagli dei Paesi serviti, crescono tutti i primi 20 mercati di destinazione, ad eccezione di Svizzera e Belgio, che erano aumentati consistentemente nel 2020 a causa di esportazioni spot di abbigliamento e farmaceutici.
L’export verso la Russia, quindicesimo mercato è in aumento del 3,6% a 54,2 milioni di euro, le importazioni registrano un aumento del valore del +82,5% probabilmente dovuto all’aumento del costo dei prodotti siderurgici.