(di Bulldog) Premetto che non sono contrario ad una legge che permetta ai bambini nati in Italia da genitori non italiani di diventare cittadini della Repubblica con modalità più snelle di quelle attuali. E per come siamo messi, aggiungerei allo ius sanguinis anche lo ius soli e andrei pure a caccia di giovani coppie nell’est europeo o in America latina per rimpolpare un po’ le nostre culle vuote. Cinico fin che volete, ma pratico. Insomma,  bisognerebbe parlare di questi temi senza ipocrisia: tutti i partiti, tutti, sono andati a cercare voti nelle comunità “straniere” residenti a Verona. Tutti i partiti, tutti, hanno infilato nelle loro liste cittadini veronesi nati all’estero e diventati poi italiani. Cos’è? I loro voti van bene, i loro figli no? (nella foto Veronica Atitsogbe, genitori del Togo, laureata, impiegata di banca, seconda veronese di colore a sedere in consiglio comunale)

Ma tornando a quelli che già son qui: una legge è necessaria per tante ragioni, e se vogliamo evitare i problemi di Francia e Inghilterra con le seconde e terze generazioni delle banlieue dobbiamo far sentire cittadini a tutti gli effetti quel milione di ragazzi che oggi vive nel limbo. Pensate soltanto alle violenze che debbono subire tantissime ragazze nate in Italia costrette a matrimoni combinati in paesi del Terzo mondo o alle mutilazioni genitali. Un passaporto italiano probabilmente le salverebbe da queste barbarie.

 Sono 1.023.046 secondo l’ultimo censimento Istat le ragazze ed i ragazzi che non sono italiani, ma qui sono nati e qui vogliono costruirsi un futuro. Fra le varie proposte, lo ius scholae modifica la legge sulla cittadinanza, (la 91 del 1992) e dice questo: per poter ottenere la cittadinanza il minore deve aver fatto ingresso in Italia entro il dodicesimo anno di età e deve aver frequentato almeno cinque anni di scuola. Se i cinque anni di scuola sono le elementari, il bambino deve averle concluse con esito positivo, regola che non vale per gli altri corsi di studio. Se il corso di studio è un corso professionale sarà un apposito decreto ministeriale a definire quali corsi sono validi e quali no.

Qui non stiamo parlando di immigrazione clandestina. Di falsi profughi. Di scandalo dell’accoglienza. Qui parliamo di un milione di ragazze e ragazzi che studiano coi nostri figli, che vivono e giocano coi nostri figli, che parlano italiano, che – scartoffie a parte – sono italiani in quello che pensano, fanno, anelano ecc

Ora, la chiave di volta dello ius scholae sta nella capacità della scuola di dare a questi ragazzi non soltanto il programma ministeriale, ma un quid in più. Banalmente, spiegare a questi nuovi italiani perché l’Italia “è” l’Italia, ovvero un paese così piccolo che è diventato una delle potenze mondiali. Che ha una storia che affonda nei secoli, ma sta costruendo le prossime basi terresti su Marte. Che ha attraversato il massimo del bello e del peggio della storia, che è la cassaforte della biodiversità e la patria dell’ingegno, del diritto, della religione, di un modo di vivere che nessuno eguaglia. Essere italiani è una fortuna, e i nostri valori (come anche i nostri enormi difetti) ci rendono unici. Essere italiani è un privilegio che, automaticamente, li pone in una condizione unica e speciale. L’Italia non è “pizza e fichi”. E’ un privilegio, ripeto.

Se non diamo “valore” alla nostra cittadinanza questi ragazzi non capiranno perché il nostro modello di vita è incompatibile con quello del fondamentalismo religioso, della sopraffazione sulle donne, dell’oscurantismo, dell’impossibilità di salire su un ascensore sociale, della povertà obbligata, della miseria culturale e dell’assenza di prospettiva per i propri figli che sono le ragioni per le quali i loro genitori hanno abbandonato il paese di origine. Non ha senso piangere su Saman e poi girarsi dall’altra parte.

Ma la nostra scuola pubblica sarà capace di insegnare questo ai nuovi italiani? Questi dirigenti, questi insegnanti sapranno trasmettere l’orgoglio di essere italiani? Dei sessantottini rivoluzionari mancati? dei travet del pubblico impiego? Perché se non lo faranno (cosa che temo fortemente) avremo un milione di cittadini incazzati in più in giro per il paese. Un altro milione, in aggiunta ai 59 già presenti. Tropo anche per la bella Italia…