(di Bulldog) L’errore più grande per la città sarebbe quello di sprecare questa chance, gettandola nella politica militante della campagna elettorale. Dividere Verona – da un lato, i sostenitori del Central park nella sua visione attuale; dall’altro, quelli che, per mille ragioni diverse “sarebbe meglio altro” – porterebbe ad un rinvio sine die della sistemazione dell’ex scalo merci di Porta Nuova. Per Verona, invece, questa è una carta che va giocata con decisione e senza tentennamenti.
E’ evidente che, per l’amministrazione Sboarina, chiudere la fase delle discussioni teoriche ed aprire quella delle realizzazioni concrete al Central park sarà uno dei plus che presenterà agli elettori a giugno ‘22. Ci sta, è corretto, è nell’ordine delle cose, e qualunque sindaco, di qualunque colore politico al posto dell’attuale inquilino di Palazzo Barbieri lo farebbe. E’ quello che ha fatto, senza andare troppo lontano, il buon Giuseppe Sala a Milano, appena una settimana fa, con altre mega-aree dismesse.
E’ altrettanto evidente che, nella realizzazione della variante urbanistica che permetterà la trasformazione di quel buco nero che è l’ex scalo merci, si potrà valutare il progetto nel dettaglio proposto dai vincitori della gara delle FS e verificare che rispetti alla lettera il mandato originario del Comune. Non bisogna illudersi: ci saranno in questo percorso anche delle difficoltà – pensiamo alla bonifica: quanti metalli pesanti, quanti inquinanti ora giacciono senza controllo alcuno a pochi centimetri sottoterra? quante bombe inesplose ci saranno ancora? -, ci saranno magari interessi diversi da mediare.
Ma tutto questo non deve distogliere l’attenzione dal fatto che sì, Verona oggi ha “conquistato” il suo Central park; che ci sarà più verde per i suoi cittadini; che una fonte di inquinamento certo verrà messa in sicurezza; che ci sarà un nuovo motore di sviluppo ed una nuova qualità della vita; che il Central park porterà – anche nella sua componente immobiliare – nuove opportunità di lavoro e che rilancerà l’immagine della nostra città nel mondo come polo attrattivo di crescita.
Sempre di più sono capitali internazionali a dare fiducia a Verona, alla sua struttura economica ed amministrativa. Davanti all’immobilismo, alla mano morta della ricchezza veronese ed italiana ferma ed inattiva nelle banche, ci sono realtà europee che scommettono sulle nostre qualità. Possiamo guardarla in mille modi, ma che tutto questo non sia una gran successo per Verona è davvero difficile da sostenere.