(di Bulldog) L’economia non è una scienza esatta, proprio come la politica, dato che troppi fattori dipendono dalla “mano invisibile” che regola i comportamenti umani. Se poi, mancano persino dati oggettivi di partenza…fare previsioni diventa un’arte da maghi. Ciò detto, del nuovo stadio di Verona sappiamo – ad oggi – quello che le polemiche politiche ci hanno raccontato. C’è lo stato dell’arte – un impianto vecchio, fatto col cemento caro all’ingegner Morandi, grigio e non più all’altezza di quello standard minimo richiesto oggi per generare ricchezza – e c’è la volontà dell’amministrazione di farne uno nuovo senza investire però un solo euro di denaro pubblico. C’è una unica proposta sul piatto che è rimasta sul tavolo nonostante il covid e che verrà ripresa entro dicembre.
C’è a chi piace l’idea e c’è chi la avversa, as usual. Il progetto è bello come lo sono tutti i rendering dei commerciali, mostra un momento della ripartenza della città e del rilancio di un quartiere che palesa tutti i suoi limiti. Ma è proprio così? potrebbe diventare davvero un volano economico? Un lavoro in tal senso ancora non ci risulta; per capire quanto renderà, l’unica possibilità è leggere il piano d’impatto economico che il colosso della consulenza d’impresa Deloitte ha elaborato un anno fa, col suo Centro ricerche Monitor, per il nuovo stadio di Firenze e provare a fare delle simulazioni.
Partiamo dal costo e dai proponenti. A Firenze l’investimento sarà di 250 milioni, a Verona di 100. A Firenze il proponente è la stessa società calcistica che fattura 93 milioni€ e dà lavoro a 190 persone. A Verona, l’Hellas ha firmato le carte per il credito sportivo ma ha già detto che non metterà un euro di suo. Come dimensioni, l’Hellas è la metà della Fiorentina con un fatturato di 45,8 milioni nel 2018-19 e di 65,6 nel 2019-20 e 96 dipendenti. L’Hellas ha però una posizione finanziaria migliore, ed ha chiuso in utile, contrariamente ai viola.
Lo stadio fiorentino sarà per 44mila posti a sedere con 55mila metri quadrati di commerciale. Quello di Verona sarà una “bomboniera” da 27mila posti, con tetto richiudibile e park interrato da 800 posti. Più piccola sarà la parte commerciale, evidentemente, che però conterrà le stesse cose: albergo, palestra, sale convegni, un museo per i turisti (della sola storia dell’Hellas o di tutto lo sport veronese: sarebbe oggettivamente una figata in entrambe le soluzioni), uffici, area ristorazione, negozi. Il modello di business, in effetti, non cambia: rendere lo stadio un luogo utilizzabile sette giorni a settimana. Per la Fiorentina, il nuovo stadio farà crescere i ricavi a 225 milioni€ e l’occupazione a quasi mille persone. Mantenendo lo stesso parametro, l’Hellas salirà ad oltre 120 milioni di fatturato e a circa 500 dipendenti (questo, ovviamente nel caso di una gestione diretta del nuovo impianto). Alla Fiorentina i nuovi ricavi commerciali ridurranno la dipendenza dai diritti televisivi, dati in calo nei prossimi anni per la saturazione del mercato; un problema questo meno pressante per l’Hellas dove i diritti tv sono un terzo del budget. Ma a quanto ammonteranno questi ricavi? a Firenze passeranno da 5,3 milioni l’anno a 126 milioni nelle partite casalinghe. In dieci anni, l’impatto economico a Firenze sarà di 5 miliardi per Deloitte con 2 milioni di nuove presenze turistiche collegate al nuovo stadio, al museo ed alle attività alberghiere e convegnistiche.
E i residenti? quelli che si beccheranno l’incremento di traffico e la scocciatura dei lavori? Ebbene, secondo sempre Deloitte i valori immobiliari saliranno del 25% nel residenziale e del 60% per il commerciale (oggi il quartiere Stadio ha più vuoti che pieni e gli ultimi “pieni” sono etnici in mano a cinesi). E lo Stato? tranquillo anche lui: i suoi ricavi legati allo stadio ammonteranno a 95 milioni l’anno col nuovo impianto di cui 5 finiranno direttamente nelle casse del Comune.
Riportato tutto su Verona – spannometricamente – vorrebbe dire una ricaduta economica di 2,5 miliardi in dieci anni. Ora, sulle previsioni spannometriche, nemmeno Bulldog azzarderebbe delle decisioni, ma non v’è dubbio che, oltre alle discussioni teoriche della politica, è l’ora di metter giù due conti e su quelli ragionare per davvero.