(di Stefano Tenedini) Cattolica da stasera è virtualmente di Generali. Nel penultimo giorno di apertura dell’offerta sono state quasi 20,4 milioni le azioni conferite all’Opa lanciata da Trieste, con un totale temporaneo che sale dell’8,929%, passando così dal 44,922% di ieri al 53,851% di stasera. Tecnicamente a questo punto l’operazione è già valida, se Trieste deciderà – come è sua facoltà – di derogare dalla soglia del 66,67%.
E a Verona si aggiunge un aspetto tutt’altro che marginale, anche se di impatto limitato in rapporti ai volumi. Ed è che la Fondazione Cariverona, secondo quanto ha appreso L’Adige, ha deciso di aderire all’Opa, apportando un pacchetto azionario residuale e frazionale (ultima rimanenza della partecipazione nella compagnia) che potrebbe oscillare tra lo 0,1 e lo 0,99% del capitale di Cattolica. La Fondazione, alla richiesta di confermare dati e scelta, ha preferito non rilasciare commenti.
Il primo obiettivo dell’Opa Cattolica (il 50% + 1 azione) è stato quindi raggiunto, con la prevista accelerazione del penultimo giorno, quando si concentrano le adesioni. Ma resta ancora una cospicua distanza tra la quota raggiunta (la maggioranza assoluta) e il 66,7% della maggioranza qualificata. Per questo l’attenzione si sposta su domani, in attesa che l’ultima giornata di Opa porti ulteriore chiarezza sui possibili sviluppi e sugli orientamenti. Innanzitutto di Generali, perché è opinione comune che per un successo rotondo sarebbe necessario non solo superare il prossimo step, ma anche avvicinarsi o superare il 90%. Un margine più ampio garantirebbe un percorso più fluido verso l’integrazione, senza probabili strascichi, se l’azionariato di minoranza resterà insoddisfatto del valore offerto. E bisogna vedere la reazione del mercato, sia rispetto ai player istituzionali e professionali che ai piccoli investitori.
La svolta che ha determinato il cambiamento di segno dell’operazione è stata senz’altro la decisione di Berkshire Hathaway di aderire con la propria quota pari al 6,9% del capitale sociale oggetto di Opa. Warren Buffet, l’oracolo della finanza globale o meno (in questi giorni il titolo gli viene contestato da chi non ha condiviso la sua scelta), ha di fatto giudicato l’offerta congrua e compatibile con il valore di Cattolica e i suoi interessi di azionista. Non lo ha detto esplicitamente, ma il conferimento ha parlato per lui. In Borsa il mercato da venerdì scorso ha dimostrato di capire l’antifona, e il prezzo delle azioni Cattolica è sceso fino ad allinearsi a quello dell’Opa. Può non piacere ad alcuni, ma è il segnale che non sono rimasti in molti ad attribuire più molto credito all’ipotesi di un rilancio. Inoltre, dettaglio rimasto sotto traccia, martedì 26 ottobre era l’ultimo giorno utile per modificare le condizioni dell’offerta senza prolungarne il periodo. Se Generali dovesse, poniamo, decidere di offrire di più, dovrà quindi allungare i tempi.
Per concludere qualche riflessione economica e territoriale, più che finanziaria. L’Adige ha ribadito più volte che vi sono tre “partiti”: uno a favore dell’integrazione con Generali, uno più concentrato sul prezzo offerto, che ha spinto per remunerare di più gli azionisti, e un terzo gruppo che contesta la stessa idea di integrazione e vorrebbe che Cattolica corresse ancora da sola. Abbiamo dato voce a tutti, consapevoli però che in questa partita non sono in gioco solo le valutazioni sul prezzo per azione, ma il futuro di una compagnia che è stata fondamentale per lo sviluppo di Verona e deve continuare a esserlo, salvaguardando il futuro dei suoi asset (i dipendenti, la rete agenziale, gli stakeholder del territorio, i clienti) oltre ai valori intangibili. Non crediamo che la Cattolica di un anno fa, di cui è inutile perfino ricordare la situazione, potrebbe farcela da sola. Non oggi, non in questo mercato, non con le proprie sole forze. Se le ultime trimestrali la vedono in netto recupero è perché Generali ha già investito risorse ed energie perché la vede un’opportunità per generare reddito, non per distruggere valore. Lo fa a proprio vantaggio, ovvio, ma riteniamo che oggi esso coincida con quello di Verona.
Quasi tutti gli osservatori (e lo ha confermato due giorni fa il prof. Carraro) la considerano un’aggregazione necessaria. I servizi finanziari evoluti richiedono un forte consolidamento per reggere la concorrenza e l’evoluzione tecnologica, digitale, di prodotto e di processo, di qualità e di servizio offerto ai clienti. Le compagnie di medie dimensioni come Cattolica, ancorché sanissime, non possono sfruttare le economie di scala e possono distinguersi soltanto in alcuni ambiti specialistici, il che le porterà a perdere quote di mercato che andranno ai big. E’ vero che Cattolica come società probabilmente non ci sarà più, ma (a meno di voler credere che Generali abbia mentito sul prospetto) gli elementi distintivi della compagnia saranno mantenuti e valorizzati, perché possano portare utili a Trieste come anche a Verona. Il brand, l’esperienza nell’area agricola e nel terzo settore, la bancassicurazione saranno qui anche dopo, fornendo ai clienti polizze e servizi pari o superiori a quella cui erano abituati.
Resta da aggiungere solo un passaggio per fare chiarezza su cosa succederà “dopo” a chi non aderirà all’Opa, perché in questi giorni si è sentito e letto di tutto e il suo contrario, spesso confondendo le speranze con le regole delle transazioni (severe, anche spietate se si vuole, ma consolidate). Se a meno di improbabili ribaltoni l’Opa andrà in porto, chi non avrà conferito le proprie azioni resterà azionista di una società per la quale si avvierà la procedura di delisting: sarà un percorso lungo, ma se la volontà di Generali è questa, succederà.
Due le ipotesi: una, quando la compagnia uscirà dal listino gli azionisti si troveranno in mano strumenti finanziari non trattabili sui canali finora utilizzati; due, Generali se non raggiungerà il 90% e Cattolica rimanesse quotata, ha confermato che interverrà con operazioni straordinarie per ottenere comunque il delisting, probabilmente con la fusione. Ma come sarà stabilito il valore di concambio con le azioni di Generali? Non ai valori che abbiamo visto in questi mesi: in una fusione il rapporto si forma in base a valutazioni relative ai due soggetti. C’è qualcuno che pensa seriamente che le Cattolica sarebbero prezzate quanto il valore dell’Opa o perfino di più? Difficile da credere. Più facile sia più basso, almeno nel primo periodo, visto che perfino gli analisti di Cattolica davano il valore di 6,75 euro possibile ma nella fascia alta della quotazione. Ma domani sera auspicabilmente sapremo qualcosa di più.