Più di mille miliardi per le spese correnti che servono allo Stato per mantenere in piedi l’apparato, la sanità, la sicurezza, la scuola, i trasporti e altri servizi, per le Forze Armate, per pagare gli stipendi ai dipendenti pubblici e le pensioni e per erogare i servizi. La Cgia di Mestre ha fatto un po’ di conti e questo è il risultato. Sulla spesa, com’era previsto, ha inciso pesantemente il Covid. Quest’anno sono stati spesi 56 miliardi in più rispetto all’anno precedente. Ma non è solo Covid. E la Cgia punta il dito sulle marchette fatte dai vari parlamentari attraverso gli emendamenti alla legge di Bilancio. Un fenomeno che si ripete puntualmente ma che magari, vista la crisi pandemica, poteva esserci risparmiato. Sempre secondo l’Ufficio Studi della Cgia nei prossimi anni bisognerà ridurre le uscite per reperire le risorse necessarie a ridurre in modo strutturale e significativo la pressione fiscale. Che è l’unica strada da percorrere per aumentare il Pil. Il rapporto debito/Pil è al 154% e l’unico modo per ridurlo è aumentare la produzione alleggerendola del carico fiscale