(di Stefano Cucco) Un servizio di consiglio irriguo e fertirriguo, in grado di organizzare ed elaborare i flussi di dati (informazioni satellitari più quelle derivanti da sensori posizionati in campo) in mappe leggibili da macchine irrigatrici 4.0: è questa l’innovazione della ricerca Positive (Protocolli Operativi Scalabili per l’Agricoltura di Precisione), presentata all’Università di Parma e che ha coinvolto numerosi partner ed atenei con capofila CIDEA- Centro Interdipartimentale per l’Energia e l’Ambiente.
A conclusione delle attività, Positive rende disponibili protocolli operativi, aperti per interconnettere i componenti, che abilitano l’irrigazione di precisione (oggi in Emilia Romagna), ottenendo il miglioramento delle colture con una riduzione dei consumi idrici ed energetici; inoltre, l’agricoltore potrà crearsi un archivio di esperienze d’irrigazione, associate alle proprie colture ed alle specifiche rese stagionali. Le informazioni, frutto della ricerca, avvalorano l’importanza di integrare i dati satellitari con quelli, che derivano dal bilancio idrico del sistema “intelligente” Irriframe voluto da ANBI. L’immagine dettagliata dello status della vegetazione consente di ottenere un più mirato consiglio per l’irrigazione, basato su sviluppo e stadio di maturazione: in questo scenario, se l’imprenditore agricolo “informato” dispone anche di adeguata tecnologia d’irrigazione “a rateo variabile” 4.0, otterrà in tempo reale l’indicazione della quantità d’acqua da distribuire in ognuna delle aree del suo campo, in funzione delle colture a dimora e dei relativi consumi idrici.
“Il sistema Positive”, afferma Stefano Anconelli, Direttore Ricerca e Sviluppo Agronomico del Consorzio Canale Emiliano Romagnolo (C.E.R.), “consente di risparmiare fino a 200 metri cubi per ogni ettaro. Una simulazione realizzata basandoci sui dati più recenti, considerando solo i circa 110.000 ettari di superficie emiliano-romagnola, coltivata a mais e pomodoro, indica in circa 20 milioni di metri cubi, il risparmio idrico annuo”.
“La siccità prolungata in numerose aree regionali durante l’anno”, aggiunge Nicola Dalmonte, presidente del Consorzio C.E.R., “stimola la ricerca tecnico-scientifica dei nostri laboratori in campo, consolidando collaborazioni fattive con università e portatori d’interesse. Immagazzinare acqua, grazie alla costruzione di invasi adeguati alle necessità ed impiegare moderne tecnologie irrigue, contribuirà ad incrementare le sicurezze della produzione agricola, di fronte alle ripercussioni dell’emergenza climatica”.
Prosegue intanto anche lo studio, che ANBI e CREA (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria) stanno conducendo nell’ambito del Programma Operativo Nazionale Agri4food; in particolare ci si sta concentrando , attraverso l’analisi della sperimentazione in un’area agricola della provincia di Oristano, sulla quantificazione dei benefici ecosistemici, apportati dall’irrigazione, al fine di determinarne il valore, secondo le Direttive Europee (obiettivo prize water). Oltre a ciò, l’impegno di esperti e ricercatori è indirizzato a definire lo sviluppo di linee di trattamento e di disinfezione innovative delle acque reflue (obiettivo grey water), l’individuazione di nuove tecniche di aridocoltura per aumentare l’efficienza d’uso dell’acqua (obiettivo green water), l’adattamento dell’irrigazione di precisione a risorse idriche limitate (obiettivo precision water), la gestione idrica e l’adattamento di fronte ai cambiamenti climatici (obiettivo future water). “Disponibilità e qualità dell’acqua”, afferma Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI, “sono diventati elementi fondamentali di competitività per le aziende agricole e di sicurezza alimentare per i consumatori in una logica ormai indispensabile di multifunzionalità d’uso”.