(di Paolo Danieli) Alla fine Mattarella e Draghi sono rimasti al loro posto. Potrebbe sembrare che non sia cambiato niente. E invece è cambiato tutto. Proprio il contrario di quello che diceva Tancredi al Principe di Salina nel “Gattopardo” («Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi»).
Intanto il primo a cambiare è stato proprio Mattarella che aveva detto che il suo settennato finiva lì. E invece s’è fatto rieleggere. Farà la staffetta con Draghi dopo le politiche? Vedremo. Intanto resta al Quirinale.
La seconda cosa che è cambiata è l’opinione degli italiani sull’elezione del Presidente della Repubblica. Chiedete in giro. Dopo lo show televisivo-istituzionale di questi giorni la maggior parte è per l’elezione diretta.
E su questo è cambiata anche l’opinione di tanti politici e analisti. Fino a ieri quella della Repubblica Presidenziale era solo un’idea fissa della destra. Prima di Almirante, poi di Fini ora della Meloni. Ma sempre marchiata “destra”. E quindi sempre in odore di regime. Adesso invece si è fatta largo l’idea contraria. E’ l’unico modo per ricostruire un rapporto fra cittadini e istituzioni e per dare all’Italia un assetto al passo coi tempi. Certo che bisogna riformare la Costituzione. Ma d’altra parte dal 2018 ad oggi che cos’ha fatto il Parlamento? Poco o niente. Anzi l’unica riforma che è stato capace di partorire sotto la spinta della demagogia ignorante dei grillini è stato il taglio inutile e danno dei parlamentari. Almeno che adesso si facciano il culo per qualcosa di utile. Il tempo da qui al 2023 c’è. E Mattarella e Draghi, se non sono ciechi, per il bene del paese la devono imporre nell’agenda politica al primo posto. E visto che c’è da metter mano alla Costituzione che venga sancita l’Autonomia di quelle regioni che l’hanno richiesta, in primis il Veneto, dove la vuole il 98,8% degli elettori.
La terza è la fine del bipolarismo. La dissoluzione del centrodestra – peraltro prevista da L’Adige già un anno fa-, il distacco di Renzi dal Pd e la fine del grillismo lo provano ad abundantiam. E se il bipolarismo non c’è più, la nuova legge elettorale non potrà che essere proporzionale. Lo capisce anche un bambino. A questo punto però, se si vuole ricostruire un rapporto fra politica e società, fra cittadini e istituzioni e tornare a far coincidere il paese reale con quello legale bisogna introdurre le preferenze. Così l’elettore potrà scegliere il partito ed il candidato che lo rappresenta.
L’elezione del presidente è stata la rappresentazione della crisi di un sistema politico che così non può più andare avanti. E’ stata uno spettacolo penoso. Ma la capacità della Politica, di quella con la P maiuscola, è di riconoscere il segno dei tempi e saper trarre il bene anche dal male.