(di Rocco Fattori Giuliano) Partita dura e combattuta dalle difese con grande intensità, ma alla fine la spunta Verona sul campo della rientrante (causa covid) Forlì: 65-73 il risultato finale (16-14 nel primo quarto; 17-18 nel secondo; 17-23 nel terzo e, infine, 15-22 nell’ultima frazione). La Tezenis mette la freccia del sorpasso già nel secondo quarto, anche se l’intera prima metà gara è stata condizionata da tantissime palle ferse, difese arcigne e basso punteggio. La Scaligera va negli spogliatoi per l’intervallo lungo sotto di un solo punto e coach Ramagli si dev’essere fatto sentire negli spogliatoi. Il rientro vede infatti una Tezenis molto più determinata, cattiva e letale. Forlì non ci sta a perdere e si rende conto che riesce a rientrare abbastanza facilmente (grazie anche a qualche leggerezza della difesa gialloblù e ad un arbitraggio che concede con troppa leggerezza due antisportivi di seguito a Candussi e Grant): per farlo fa affidamento sul suo capitano Giachetti e sul talento di Mattia Palumbo, classe 2000, già nell’orbita della nazionale maggiore e seguito da vicino da più di una squadra di A1. Forlì oltre al Covid esce rimaneggiata dalla lunga assenza: sono usciti i due americani dal maggior punteggio ed è arrivata una giovane promessa serba, classe 2001, Djordje Pazin.
La Scaligera – in una rara giornata a basso punteggio di Karvel Anderson (“solo” 12 punti per lui) – ritrova l’estro di Xavier Johnson, 20 punti per lui a referto, cui si aggiungono gli 11 punti di Rosselli – sempre presente quando si tratta di riportare ordine e lucidità in campo -, e gli 11 di Lorenzo Caroti (nella foto) che con due triple taglia nel finale ogni velleità ai forlivesi. Nello scontro fra giovani talenti, Davide Casarin porta sei punti, tanta voglia di stupire in campo, tanta intensità in difesa. Si trova già perfettamente a suo agio e coach Ramagli lo premia con una lunga presenza sul parquet. Più in ombra Sasha Grant che si è caricato immediatamente di falli.