(s.t.) Negli ultimi anni l’Ucraina ha risposto con entusiasmo al crescente interesse delle imprese italiane che si presentano a Kiev sempre più numerose per coglierne le opportunità. Inserito ormai stabilmente nel commercio globale grazie a una consolidata integrazione commerciale e produttiva con l’Unione Europea, il Paese ex sovietico ha una popolazione di 42 milioni di abitanti e una superficie pari al doppio di quella italiana. L’Ucraina, ricchissima di materie prime, è già ora un mercato di grande pregio, anche perché c’è spazio per far crescere l’interscambio economico: è infatti solo al 42° posto per il nostro export, con lo 0,4% di quota di mercato nel 2020. Anche l’import è limitato: è il nostro 36° fornitore e vale lo 0,5%.

Vista da Kiev, l’Italia rappresenta il settimo mercato di destinazione dell’export ucraino con il 4,2% del mercato, e siamo al nono posto come fornitori con una quota del 2,8%. Tutto considerato, pur lontani dal quasi 8% della Germania, superiamo la Francia e la Spagna. Per quanto riguarda l’equilibrio dell’interscambio commerciale, il saldo resta costantemente negativo per l’Italia, ma lo sbilancio è sceso da quasi un miliardo del 2018 ai 181 milioni del 2020, quindi siamo sostanzialmente in pareggio. Tre i settori che tirano il nostro export: macchinari e apparecchiature, prodotti alimentari e bevande, tessile e abbigliamento, che insieme sfiorano il 70% del totale. Per quanto riguarda le importazioni, il comparto metallurgico raggiunge quasi il 52% da solo, seguito da alimentari e bevande e da “altri prodotti dell’agricoltura”.

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L’ambasciatore italiano a Kiev Pier Francesco Zazo e il legname proveniente da
una foresta: l’agricoltura è una delle risorse trainanti dell’economia ucraina.

Non sono ancora decollati invece gli investimenti diretti del nostro Paese in Ucraina: a fine 2019 (ma i dati sono ancora provvisori) lo stock netto superava di poco i 360 milioni. Nel frattempo i principali indicatori economici non evidenziano uno stato di salute problematico, come si potrebbe immaginare: dopo la flessione del 2020 il Pil ha ripreso a marciare, anche se i valori pro capite sono molto inferiori a quelli dei paesi occidentali. L’inflazione ha una marcata incidenza, a ritmi del 6-7% annuo. Per quanto riguarda infine la presenza delle imprese italiane, i dati aggiornati (purtroppo solo di inizio 2018) ne segnalavano 175, che operavano soprattutto nei settori alimentare, tessile, legno, calzature, ceramica e finanza. In totale queste imprese fatturavano 433 milioni circa e impiegavano quasi 6700 addetti.

“Confindustria Ucraina svolge un ruolo chiave a supporto delle istituzioni e delle aziende italiane per il rafforzamento dei rapporti economico-commerciali. Nonostante la pandemia le nostre esportazioni verso l’Ucraina sono ulteriormente cresciute, consolidando la nostra posizione tra i maggiori esportatori, terzo tra i Paesi UE”. Decisamente positivo il commento di Pier Francesco Zazo, ambasciatore d’Italia a Kiev, che prosegue: “Vi sono ampi margini per rafforzare i rapporti economici bilaterali: confidiamo che Confindustria Ucraina promuoverà iniziative per incentivare l’interesse delle aziende verso il Paese. Tra i settori prioritari le energie rinnovabili, l’agroalimentare, le infrastrutture, l’aerospaziale e il digitale. L’Ucraina presenta enormi potenzialità di sviluppo, tenuto conto della sua vicinanza geografica all’Europa, della crescente integrazione con il mercato unico, di un’ampia disponibilità di terre fertili e materie prime, del consolidato know how nei settori industriale, nucleare, aerospaziale e della difesa, oltre che di una forza lavoro competente e formata”.