Alla direzione nazionale del partito Giorgia Meloni detta la linea e si prepara a una corsa solitaria mettendo in guardia la dirigenza sugli attacchi che verranno portati a FdI da qui al 2023.
“FdI è centrale nel quadro politico. È la consapevolezza che tutti dobbiamo avere perché è il momento di giocare in attacco, ben sapendo che le accuse, le etichette e tutto quello che ci hanno affibbiato finora non è nulla rispetto a quello che accadrà.”
Da quanto emerso dalla direzione nazionale pare allontanarsi la possibilità di una ricomposizione del centrodestra dopo la rottura avvenuta in occasione dell’elezione del Capo dello Stato. Anche l’idea della manifestazione a Roma dal 29 aprile a 1 maggio è un segnale piuttosto preciso. FdI pare deciso ad andare avanti da solo e assume il significato di una prova di forza in vista delle elezioni del 2023. Sempre che Draghi duri.
E tanto per chiarire su una possibile ricomposizione delinea quello che dovrebbe essere il partito dei Conservatori: “Fratelli d’Italia non è la prosecuzione di An: Fratelli d’Italia è quello che avremmo voluto fosse il PdL e che il PdL non è riuscito a essere, un partito aperto, fondato saldamente su dei valori, a vocazione maggioritaria. Fratelli d’Italia ha le carte in regola per governare questa Nazione.”
Non è escluso che la scelta della corsa solitaria sia anche determinata dalla previsione che le prossime elezioni avvengano con il proporzionale.
“Se imporranno il proporzionale – dice la Giorgia- Fratelli d’Italia, secondo i dati che abbiamo oggi, potrebbe affermarsi come primo partito ed essere il perno sul quale costruire un nuovo governo.”
Ciò non significa che abbandoni la posizione favorevole al maggioritario perché ricorda anche che “ con una legge proporzionale Fratelli d’Italia avrebbe molti più parlamentari ma non mi interessa eleggere 10 parlamentari in più e gettare l’Italia nel pantano. Perché abbiamo due certezze: con l’attuale legge elettorale senza Fratelli d’Italia non si vince in nessun collegio uninomimale.”
Lascia comunque uno spiraglio all’intesa con quelli che al momento rimangono alleati in periferia, anche se con qualche difficoltà, come a Verona, quando dice che “non è a noi che va chiesto se intendiamo ricucire lo strappo con gli alleati. È a loro che va chiesto se e come intendono ricucire lo strappo con gli elettori di centrodestra che alcune scelte hanno comportato.”