(di Paolo Danieli) Draghi lo ha annunciato chiare lettere: spendere più soldi per la difesa. Secondo lui, in perfetta linea con gli accordi presi con la Nato, doppiamo arrivare a destinare il 2% alle spese militari. L’avesse detto un anno fa, apriti cielo! Ci sarebbe stata la levata di scudi della sinistra arcobaleno pacifista. Invece tutti zitti. La guerra in Ucraina ha riportato bruscamente alla realtà. La pace non è garantita dalle bandiere multicolori, ma dalla deterrenza delle armi. Non è bello, ma è così.
E quando si dice armi, non si parla solo di fucili, aerei e cannoni ma di tutta l’organizzazione militare che, piaccia o no, deve esistere per garantire a uno stato sicurezza interna ed esterna e credibilità internazionale.
Quello che accade in Ucraina però ci dice che il sistema di difesa nazionale è da rivedere. Così com’è impostato non funzionerebbe nell’unico caso di guerra previsto dalla nostra Costituzione, quello di difenderci da un nemico che ci invade. Le Forze Armate, composte da militari professionisti, sono impostate nell’ambito del sistema integrato Nato. Manca completamente un sistema di difesa territoriale che, come insegna l’Ucraina, diventa essenziale se malauguratamente dovessimo trovarci nelle condizioni di difendere le nostre città e le nostre case.
E’ quindi giunto il momento, dopo l’abolizione della leva obbligatoria, di istituire la Guardia Nazionale. Ogni giovane, finiti gli studi, avrebbe l’obbligo di frequentare per un certo periodo nella zona di residenza, con dei richiami periodici. Una scuola militare nella quale gli vengono impartite le nozioni fondamentali di disciplina militare, difesa personale e uso delle armi. Una volta compiuto l’addestramento, finalizzato ad avere del personale idoneo da affiancare alle Forze Armate in caso di guerra, di esigenze di ordine pubblico o di calamità naturali, il giovane potrà scegliere se continuare a far parte della Guardia Nazionale o essere inserito nella “riserva”.
Il risultato sarebbe innanzitutto di avere dei giovani formati alla disciplina e al sacrificio, insiti nell’appartenenza ad una corpo militare, un momento che dopo l’abolizione della leva obbligatoria è venuto a mancare. Inoltre la comunità nazionale potrebbe far conto su una forza armata che oggi non c’è e che potrebbe essere utilizzata, non solo nella protezione civile ma anche, sempre sperando non ce ne sia mai bisogno, in caso di guerra. Come in Svizzera, ogni cittadino sarebbe in grado di imbracciare un fucile ed usarlo per difendere la propria casa e la propria patria. Si vis pacem, para bellum. Se vuoi la pace, preparati alla guerra.