(in aggiornamento) Il conto alla rovescia è già iniziato: a fine aprile, probabilmente il 27, in Università di Verona si troveranno i soci fondatori di MuVin il museo del vino scaligero. Poi serviranno trenta mesi per arrivare all’inaugurazione. Il progetto c’è già; la rete istituzionale si va completando (ma oggi sono arrivati gli importanti endorsement di Enit e del ministro al Turismo, Massimo Garavaglia) e Verona potrebbe avere, come Adelaide, come Porto, come Bordeaux un nuovo grande attrattore.
Con quali potenzialità? Bordeaux fa circa 400mila visitatori l’anno (un milione e mezzo dal debutto nel 2016, ma ha pagato lo scotto della pandemia), Dublino intercetta ogni anno 1,4 milioni di appassionati che visitano il museo Guinness; l’Heineken Experience ad Amsterdam stacca 1,2 milioni di biglietti. Verona – col Vinitaly, l’Arena di Verona, due DOC ai vertici dell’interesse dei consumatori italiani come Lugana e Valpolicella, le altre DOC: Garda, Soave, Durello, Custoza, Arcole, il potenziale turistico del lago – potrebbe fare altrettanto. MuVin non soltanto completerà l’offerta ai milioni di visitatori che già affollano la nostra provincia, ma portare un ulteriore incoming di qualità.
Oggi, il Museo del Vino ha presentato al Vinitaly – proprietario delle Gallerie Mercatali dove si vuole allocare MuVin – gli step di avanzamento del progetto. E la Fondazione pubblico-privata è il primo contenitore per intercettare finanziamenti ed avviare i lavori.
«Il Ministero su questo c’è – ha rimarcato Massimo Garavaglia – e quando noi ci impegniamo in un progetto non è tanto per dire, ma facciamo seguire atti concreti. Non ci siano dubbi sul nostro interesse: Verona deve diventare con MuVin l’hub italiano dell’enoturismo. E come Ministero vi dico che sosterremo con la stessa passione anche l’avvio del Museo dei sapori della Pizza che non potrà che avere sede a Napoli».
L’enoturismo in Italia, prima della pandemia, ha interessato ben 14 milioni di viaggiatori con una ricaduta di 2,5 miliardi nell’economia locale. L’enogastronomia è diventata la prima ragione di viaggio e il profilo dell’enoturista-tipo è quello di un under-35 di età, dall’alta scolarizzazione, dall’alto reddito, proveniente dalle realtà urbane e interessato a più vacanze brevi nell’anno. Questi gli italiani. E i “foresti”? arrivano, nell’ordine, da Germania, Svizzera, Olanda, Belgio e Austria. Ovvero, sono i bacini da cui provengono i turisti che affollano il Garda e l’Arena che quindi potranno trovare a Verona (una delle poche città al mondo ad avere vigneti nel territorio urbano e, soprattutto, ad avere un proprio vitigno autoctono a cinquecento metri da piazza Bra) una ulteriore ragione di viaggio e di permanenza.
Per Vincenzo Tiné, sovrintendente alle Belle Arti di Verona, «fare in questa zona della città un nuovo museo non può che trovarci pienamente d’accordo. E il vino è il filo conduttore di questa città e del suo territorio. Accolgo positivamente l’inserimento di questo progetto in un ridisegno di questa parte della città, senza consumo di nuovo territorio. E MuVin con l’ex Manifattura Tabacchi, gli ex Magazzini Generali diventerà il nuovo polo vitale della città oltre il salotto della Brà».
A coordinare la parte scientifica del progetto (quella economica è affidata all’ingegner Paolo Bertelli; quella del lobbying istituzionale ad Enrico Corsi e Federico Bricolo) è il professor Diego Begali che guida il Comitato proponente. «MuVin sarà un valore aggiunto per Verona consolidandone l’attrattività ed il peso internazionale. C’è una base di partenza che vede già un forte tessuto economico e culturale. E’ una sfida che cambierà il volto della nostra città confermandola come una delle grandi capitali internazionali del vino. MuVin vedrà lo stato dell’arte della narrazione del mondo del vino, in uno spazio dove si fonderà il reale col digitale, una vera esperienza sensoriale senza scordare la componente economica».
Alla presentazione di MuVin erano presenti anche l’europarlamentare Paolo Borchia, il presidente di VeronaFiere, Maurizio Danese («Il mio auspicio – ha sottolineato – è che MuVin si realizzi e confermo l’enorme potenziale delle Gallerie Mercatali sempre più richieste come location d’eccellenza per la comunicazione di primari brand, non soltanto veronesi», l’imprenditore Giovanni Ferro, di FerroWines di Conegliano (una delle realtà più importanti in Italia nella distribuzione di vino di alta qualità), il presidente del Consorzio Valpolicella Christian Marchesini, Enrico Ghinato, professionista dalla lunga esperienza nel settore turistico (oggi guida Aquardens, le terme della Valpolicella) e Michele Gruppo, presidente di Veronamercato (le Gallerie Mercatali erano il mercato ortofrutticolo del boom economico) che per questo legame storico potrebbe entrare fra i primi nella nascente Fondazione.