Renzi è venuto a Verona per annunciare che appoggia Tosi. Non è una novità il buon rapporto fra i due. Risale al 2015. E nel 2016 l’ex sindaco di Verona appoggiò anche l’allora premier nel suo referendum istituzionale da cui uscì sonoramente sconfitto. All’indomani Renzi dichiarò che in seguito al disastroso risultato si sarebbe ritirato dalla politica. E invece, come Pinocchio, è ancora qui a ricambiare l’appoggio che Tosi gli diede a suo tempo. Non porta bene a Tosi l’appoggio renziano. Fu l’inizio di tutta una serie di defezioni. Soprattutto dei suoi alleati di destra che non digerivano che si dichiarasse di centrodestra e poi si alleasse con uno di sinistra. E il risultato del 2017 certificò l’errore. Vinse Sboarina. Oggi Tosi ripete lo stesso errore. Recuperare qualche voto va bene, anche se Renzi a Verona non è che goda di un grande seguito. Siamo ai limiti dell’irrilevanza. Ma bisogna vedere anche quanti se ne perdono! Ed in ogni caso è più il danno d’immagine che l’utile numerico. Infatti come potrà ancora Flavio rivendicare la posizione di centrodestra con un alleato di sinistra che fino a poco tempo fa era il segretario del Pd, il principale partito della sinistra?
Caustico il commento di Verona Domani che definisce l’appoggio di Renzi “l’ennesimo endorsement dell’ex premier, leader di uno dei partiti in assoluto meno amati (secondo tutti i sondaggi Italia Viva raggiunge a stento il 2% a livello nazionale) nei confronti di Tosi. Ancora una volta l’ex sindaco ripropone il modello Nazareno in salsa veronese. Dopo anni di appoggio all’ex governo renziano, dopo innumerevoli fallimentari e “risibili” esperimenti di “fari” neocentristi con i vari Boschi, Casini, Alfano e Passera, arriva la dimostrazione, qualora ve ne fosse ancora bisogno, di come Flavio Tosi e la sua coalizione, composta da numerosi transfughi ed esponenti renziani (Vantini e numerosi altri candidati presenti nelle sue liste), non sia di centrodestra”.