La grande assente della competizione elettorale, la Chiesa scaligera, esce dal suo silenzio di queste settimane per analizzare le proposte della politica cittadina. E affida le sue considerazioni alla Fondazione Toniolo – think tank cercato da tutti i partiti che nel passato aveva fornito più di qualche passaporto ai politici della città, aprendo e chiudendo porte nonché consigli di amministrazione – e che oggi nella sua newsletter (nella foto il suo direttore, don Renzo Beghini) ha dato un giudizio complessivo del lavoro sin qui fatto dai candidati-sindaco.
E che la Chiesa non sia entusiasta di quanto ascoltato sinora è un eufemismo. Spiega il Toniolo: “Due dati appaiono evidenti dal confronto di programma dei candidati alle amministrative di Verona: da un lato l’assenza di riferimenti espliciti ai partiti che sostengono i candidati e dall’altro la completa eliminazione di qualsiasi valori o idea di richiamare una visione alta della politica. Che i partiti siano in crisi è un dato oramai acquisito. Il pragmatismo del fare ha condotto il confronto in una sorta di neutralità ideologica e valoriale, e ha completamente escluso dal dibattito politico veronese la Dottrina Sociale della Chieda che in passato aveva “contaminato” la competizione politica, con richiami espliciti e concreti ai temi della centralità della persona umana, della solidarietà e soprattutto della sussidiarietà.
Appare abbastanza chiaro che, nonostante il largo utilizzo dei sociale delle nuove tecnologie di comunicazione, le novità di questa campagna elettorale siano veramente poche: anzi la comunicazione digitale ha favorito la frammentarietà e la superficialità complessiva delle proposte.
Due temi fondamentali per lo sviluppo della città sono passati sotto silenzio. Il primo riguarda l’innovazione: mentre il nodo economico sta riflettendo da anni sui temi dell’economia circolare e della bio-economia, i programmi dei candidati-sindaco si limitano a dire qualcosa a malapena sull’innovazione tecnologica e digitale senza alcun riferimento alla priorità di Agenda ONU 2030. Inoltre ben poco si dice in quei programmi su come si possa rendere più vantaggioso per Verona il legame con la Regione e con l’amministrazione che la governa”.
Una tirata d’orecchie che coinvolge un po’ tutti i candidati, compresi quelli più di area come Traguardi e lo stesso Tommasi, anche se il centrodestra “largo” esce un po’ più scornacchiato dall’ultima sottolineatura sul rapporto di Verona con Luca Zaia (che qui prese tre quarti dei voti utili alle ultime elezioni regionali).