(di Giorgio Massignan) Ritengo che la nuova Giunta comunale dovrà rivedere i rapporti con la Fondazione Cariverona (nella foto il suo presidente, il professor Alessandro Mazzucco). Risulta indispensabile, per il bene della nostra città, che i ruoli dell’Amministrazione Pubblica e quello della Fondazione, siano chiariti, distinti e ben determinati.
La Fondazione Cariverona è un soggetto di diritto privato, composto quasi esclusivamente da enti pubblici e non può sostituirsi a quelli che sono i diritti e i doveri della Pubblica Amministrazione democraticamente eletta. Per statuto, la Fondazione deve promuovere il benessere della comunità di riferimento e non potrebbe mettere a reddito il proprio patrimonio immobiliare non avente finalità istituzionali. Ma, per poterlo fare, ha conferito i propri immobili a Verona Property, un fondo immobiliare controllato dalla Fondazione stessa e gestito dalla lussemburghese Patrizia Immobiliar.
Durante i dieci anni di amministrazione Tosi, la Fondazione ha acquistato dal Comune parecchi palazzi ed edifici storici, i cosiddetti “gioielli di famiglia”, con l’intenzione di realizzare musei e centri culturali, che avrebbero dovuto dotare la nostra città di nuove proposte ed offerte nel settore culturale e turistico. In realtà, non sta accadendo nulla di tutto questo. Nella ristrutturazione dei Magazzini Generali in ZAI e, nel più recente piano Folin, risultano chiare e certe solo le operazioni che porteranno reddito alla Fondazione.
Ma, solo il Consiglio Comunale ha il diritto-dovere di pianificare le scelte sul territorio. La Fondazione, dovrebbe adeguare gli investimenti sui propri immobili, seguendo e rispettando le destinazioni d’uso e le regole stabilite dall’Amministrazione Pubblica. Nel passato, si ha avuta l’impressione che la Fondazione si sia sostituita all’Assemblea Pubblica degli eletti. Nella ristrutturazione degli ex Magazzini Generali, che avrebbero dovuto ospitare una cittadella della cultura con un auditorium all’interno della stazione frigorifera, l’edificio di maggior pregio in assoluto, sono state inserite funzioni direzionali, terziarie e commerciali.
Così è stato anche per il cosiddetto Piano Folin; dove, in deroga alle norme urbanistiche e utilizzando lo strumento legislativo “Sblocca Italia”, si stanno trasformando le sedi di Unicredit in via Garibaldi 1 e 2 e nel palazzo Franco-Cattarinetti in via Rosa, in un centro polifunzionale, con un centro congressi; un albergo a cinque stelle di 140 camere; una spa; e un centro enogastronomico.
Da notare che i parcheggi, per ottenere la concessione per l’hotel, sono stati trovati nell’area degli ex Magazzini Generali, in ZAI.
Un piano che si propone di intervenire in maniera radicale nel Centro Storico, che non ha certo bisogno di altri hotel, dovrebbe essere definito all’interno di un Piano Regolatore Generale Pubblico.