(di Stefano Valdegamberi) Non possiamo pensare un futuro di crescita del nostro territorio che possa prescindere da un piano di sviluppo del sistema aeroportuale. Mi rivolgo alle forze politiche ed economiche del territorio per sottoporre questa “road map” necessaria per il rilancio dello scalo scaligero e bresciano. Le infrastrutture sono il punto nodale del territorio, le reti ferroviarie, con il raddoppio del Brennero, la A22 con i lavori per la terza corsia e gli aeroporti del Garda Catullo e D’Annunzio sono gli strumenti per tessere la rete di collegamenti tra le regioni e il mondo, portando ovunque i prodotti del territorio e offrendo a chi ci guarda anche dall’estero le opportunità di venire a visitarci se turista o ad insediarsi se operatore commerciale e industriale.
Mentre la rete ferroviaria e quella autostradale, in cui inseriamo anche la A4 con i lavori in corso per l’allargamento, sono monitorate e governate nel loro sviluppo, la nota dolente è data dall’immobilismo sui dei scali aeroportuali di Verona e Brescia che servono un territorio che complessivamente ha più di 10 milioni di abitanti.
Quello che risulta necessario ad oggi, in ragione dei ripetuti mancati investimenti nelle infrastrutture, soprattutto negli ultimi 6/7 anni è un cambio della guardia, con l’assunzione della piena responsabilità nella gestione di ciò che è stato affidato ad un privato che non ha svolto il mestiere per cui era stato chiamato, per usare un eufemismo, a svolgere.
Tutto il territorio, e quindi le tre provincie qui presenti, oltre che la regione che ho l’onore di rappresentare, devono organizzarsi e fare squadra per tornare ad occuparsi direttamente e con responsabilità dei nostri scali. Nostri non per campanilismo, ma per tutti gli investimenti che nel corso degli anni tutto il territorio, prima dell’ingresso del socio privato SAVE, aveva messo in essere. “
Il primo punto da cui partire è riprendere in mano la guida della società di gestione, e, quindi, procedere con la nomina di un Presidente, di un Amministratore Delegato, di un consiglio che siano rappresentanza diretta di tutto il territorio. Tale possibilità è data dal fatto che la proroga dei patti che ad oggi mantengono un controllo in mano a SAVE, a breve scadrà e pertanto è possibile ritornare a svolgere quel ruolo diretto e di controllo che tutti insieme dobbiamo avere per il bene del territorio e di chi lo abita e per avere, con le opportunità date anche dai fondi a ciò dedicati, un vero sviluppo che porti nuove economie e liberi investimenti. E’ necessario predisporre un vero piano industriale di sviluppo che non veda solo un rimaneggiamento della zona partenze, ma che sviluppi radicalmente sia il Catullo che il D’Annunzio per accogliere sia le merci che i passeggeri, che sappiamo poter essere più di 10 milioni e sapendo di poter movimentare più di 300 mila tonnellate di merce.
E’ necessario, quindi, affidare ad un advisor che non sia solo “architettonico” ma che abbia una visione di sviluppo legata al numero sempre crescente dei passeggeri che si muoveranno in Europa, e così anche nel nostro amato territorio.
Chi nel territorio ha radici profonde e partecipa nella società di gestione è la Fondazione CariVerona che può e deve essere coinvolta maggiormente negli scenari di sviluppo, sia per capacità economiche, che per visione di sviluppo a medio e lungo termine. Le istituzioni non possono giocare a giochi di ruolo quando in discussione sono i temi di sviluppo e di sostenibilità economica anche per le nostre aziende di tutto il territorio qui rappresentato stasera.
E’ necessario che chi copre ruoli decisionali pensi al bene comune e non a piccoli tornaconto temporanei. Qui stanno crescendo le nuove generazioni a cui dobbiamo, e sottolineo dobbiamo, garantire un futuro. Un ruolo importante lo giocano le imprese del territorio e le stesse sia rappresentate da Confindustria, le più grandi, sia rappresentate dalle Camere di Commercio, devono essere coinvolte attivamente nella nuova visione.
Chi ad oggi ha gestito anche all’interno della Società di gestione del Catullo la più significativa quota “pubblica” deve restituire il ruolo al territorio e deve svolgere attivamente l’incarico nell’interesse di tutte le aziende rappresentate e non sottoscrivere accordi che vadano contro gli interessi stessi del territorio. La sensazione è che si sia arrivati al momento in cui anche queste scelte di governo debbano trovare una guida forte e rappresentativa non delle “famiglie” più influenti, ma di tutte le famiglie di chi lavora e produce nelle nostre tre splendide province, e nel territorio tutto che gravita intorno ai due aeroporti.