Prima notizia: i due grattacieli dei primi rendering – qui il nostro video – delle Ferrovie non ci sono più; lo skyline di Verona resterà essenzialmente quello che conosciamo; seconda notizia: il concept del “Parco Arena”- come il gruppo Signa ha chiamato l’ex Scalo Merci – non è a scatola chiusa. Ci sarà un percorso condiviso con al città, un coinvolgimento dei cittadini (anche attraverso comunità energetiche) perchè il “parco è e resta dei Veronesi e loro dovranno renderlo vivo“. Heinz Peter Hager non ha usato mezze misure oggi, presentando a Palazzo Barbieri, Sigma e il concept che ha vinto la gara bandita dalle Ferrovie dello Stato per la riqualificazione dello scalo. «Sappiamo fare questo mestiere – ha detto – e lo facciamo in tutto il mondo coniugando le necessità delle Città e dei loro abitanti, con le esigenze di riqualificazioni di aree importanti. A Verona abbiamo trovato un’amministrazione efficiente ed una città che ha un enorme potenziale di crescita nei prossimi anni. Per questo non trovate più le due torri direzionali nel nostro concept: non le avevamo disegnate noi, e noi non le vogliamo. Cosa c’entrano col contesto di Verona? i grattacieli stanno bene a Manhattan o in altre realtà metropolitane. Non a Verona». Anche le Ferrovie, per le loro strutture, hanno rinunciato a palazzi sviluppati in altezza preferendo la riconversione di immobili già esistenti.

A conforto di ciò i lavori che Signa sta realizzando nel mondo: un portafoglio di 23 miliardi in corso pari a 7mila700 unità immobiliari residenziali, a 12 alberghi e ad un milione di metri quadrati. 800 milioni sono gli investimenti in corso soltanto nella sola città di Bolzano dove Sigma sta rifacendo una porzione importante del centro storico e sistemando la collina che domina il capoluogo del Sud Tirolo. A fronte di questo, Signa vanta un patrimonio di 11 miliardi, un fatturato (tre divisioni: immobiliare, retail ovvero distribuzione organizzata e media) di 26 miliardi ed un utile medio annuo di un miliardo€. Verona sarà un investimento di centinaia di milioni nel solo Parco Arena cui va aggiunto l’impegno per la riqualificazione dell’ex Manifattura Tabacchi. «Il nostro sarà un approccio sostenibile (Signa vanta una certificazione internazionale delle Nazioni Unite sulla sostenibilità sociale ed ambientale) che poggia sulle risorse locali (coinvolti anche professionisti veronesi nello studio del concept), sulle energie rinnovabili, sulla gestione energetica e sul riutilizzo dell’esistente per non sprecare materiali» aggiunge Hager.

I modelli di riferimento sono la nuova stazione centrale di Vienna e la realizzazione di un campus nella stazione nord della capitale austriaca; la ricostruzione ai grandi magazzini della Hermannplatz a Berlino (dove viene impiegata una tecnologia che sarà anche alla base della nuova Manifattura Tabacchi con la conservazione della struttura esistente e l’inserimento della nuova architettura), il rifacimento dell’edificio principale della Bahnhofplatz di Monaco di Baviera e il rifacimento, con parco urbano, della sede della Volkswagen a Wolfsburg, architettura storica dello stesso periodo della Manifattura scaligera…

«Quello che non cambierà – assicura Heinz Peter Hager unitamente a Federico Sboarina ed all’assessore Ilaria Segala – sarà la proporzione fra verde e costruito al Parco Arena». Ovvero sui 450mila metri quadrati totali l’ 86% di verde ed il 14% edificato pari a 100mila metri quadrati di superficie lorda utile (quindi sommando tutti i piani degli edifici che verranno realizzati e non l’estensione tout cour). E’ previsto un “liston” pedonabile che circonda il parco; un “fondaco” dove sviluppare iniziative anche dei cittadini come orti urbani; una piazza ipogea che collegherà il parco alla stazione dell’alta velocità.

Il concept non è più un sogno, ma non è nemmeno un progetto. Ora servirà la valutazione ambientale, la variante urbanistica, la validazione in Regione, i tempi tecnici porteranno via un anno, ma il target resta fissato al 2026 quando il parco verrà presentato quale nuovo volto di Verona alle Olimpiadi invernali. Soltanto Verona dividendosi, adesso, può cancellare questo sogno. O può farne l’occasione del suo rilancio.