I dati sulla ridotta, quando non scarsa affluenza, dei cittadini al voto di ballottaggio – fenomeno diventato oramai una costante – pone il tema della riorganizzazione del sistema di voto in Italia. Siamo una democrazia matura, capace di reggere persino ai più improbabili dei movimenti, dove un elettore su tre, a volte su due, preferisce non votare. Persone anziane, giovani, gente che lavora – ne esistono ancora… – , gente che si mobilita per il primo turno, ma che di tornare ai seggi dopo quindici giorni non ne ha semplicemente voglia. Il ballottaggio, il secondo turno, è una copiatura del sistema elettorale francese. Agli inizi è piaciuto, sembrava un modo per correggere anche possibili errori del primo turno, per votare il “migliore” o il “meno peggio” dei candidati possibili. Il risultato è che chi vince gode dell’approvazione di una minoranza della popolazione.
Siccome il giocattolo costa, e siccome gli elettori dicono chiaramente che un giorno basta e avanza, si faccia un solo election day e, magari, si sviluppi con lo Spid un sistema di voto elettronico utile anche per cancellare le porcherie che si registrano regolarmente col voto degli Italiani all’estero monopolio dei capibastone degli enti di patronato. Chi vuole vota on line. Chi vuole andare al seggio fa quattro passi, ma lo fa soltanto per un giorno. Così, già alla sera, si può sapere come è cambiata la geografia dei voto.
Semplice, pulito, efficiente, economico. Lo fanno in Germania, possiamo farlo anche da noi. Insomma, meno retorica sul voto e più pragmatismo. Quindi, in un solo giorno si fa tutto accorpando anche le elezioni in un solo giorno dell’anno.
Gli elettori vogliono così. Lo stanno dicendo da anni disertando le cabine elettorali. Non accorgersene significa essere in malafede.