(di Carlo Rossi) Un dio nella patria acquisita, l’Argentina, pressochè sconosciuto nella sua terra d’origine Monteforte d’Alpone. Un patrimonio culturale immenso che le sfumature del tempo sta pian piano dimenticando. Come Maradona era il calcio, Battistella era il Tango. L’ Argentina per molti e’ la seconda patria degli italiani, Paesi il cui legame è unico al mondo. Più fratelli con gli argentini che “cugini” dei francesi. L’Italia in Argentina è dappertutto, nella politica e nelle istituzioni, nei dialetti e nei ricordi tramandati, nel calcio e nella cucina. Poco però la veronesità che pure ha avuto un ruolo chiave, ad esempio, nella cultura e meriterebbe piu’ spazio.
A ben guardare, molti sono i legami oggi con Verona. Tuttavia, si conosce solo tra gli addetti ai lavori l’apporto di personalità veronesi che invece molto hanno dato alla cultura albiceleste e meriterebbero piu’ visibilità e conoscenza. Pare quasi ci si debba ancora vergognare di coloro che sono emigrati “Par magnar” nella grande emigrazione veronese verso le Americhe.
E’ il caso di Mario Battistella Zoppi , una delle personalità più eminenti del tango. Definito il poeta del tango addirittura. È ancora molto giovane quando, nel 1910, emigra in Argentina da Monteforte d’Alpone , dove nasceva 128 anni fa (5 novembre 1893, Buenos Aires 10 ottobre 1968). Una storia poco conosciuta da noi la sua ma centrale nella cultura argentina. Fu l’incontrò Gardel nel 1922 al Teatro Variedades, agli inizi come autore, a consacrarlo alla fama mondiale del “poeta del tango” di Monteforte.
Dichiara a L’Adige l’ Amb. Luis P. Niscovolos Console Generale della Repubblica Argentina in Milano “Un patrimonio culturale immenso che ci piacerebbe valorizzare insieme , in occasione magari del 50 anniversario dell’associazione benemerita Veronesi nel Mondo , con un evento nella terra di Romeo e Giulietta che moltissimo ha dato alle comuni radici culturali “.
Racconta Lino Pujia, regista e produttore cinematografico argentino strettamente legato al mondo del tango per aver lavorato con personalità del calibro di Osvaldo Pugliese, Enrique Cadicamo, Horacio Ferrer “Mario Battistella è una grande personalità della storia del tango. Fondamentale per la produzione di testi ma anche come sceneggiatore e traduttore. Nel 1922 inizio’ a lavorare con il piu’ celebre duo della storia del tango: Gardel – Lepera. Con loro si reca a Parigi dove scrive le sceneggiature per i film “Esperame” e “Melodia de arrabal”, creando “Cuartito Azul” che racconta della sua stanzetta a Monteforte, e con Lepera “Melodia de Arrabal”, “Me da pena rattrista confesarlo” o “Amores de estudiante” tutti interpretati da Carlos Gardel. Fu anche rappresentante artistico di Edmundo Rivero, consolidando in luci una chiara impronta sociale in difesa di politici e sindacalisti che erano vittima della repressione”: Lino Pujia ha realizzato film come Tango Eterno, con Juan Carlos Copes e Jambo Tango, in corso di ultimazione, dedicato alla danza argentina per eccellenza, ed è membro del Challenge Internazionale Euposia.
Talmente importante il suo apporto a tal punto che l‘Academia Nacional del Tango, nell’anno del 30° anniversario dalla sua fondazione, ha celebrato in uno spazio di riflessione, analisi e divulgazione intorno agli aspetti storici e attuali dell’universo culturale del tango, riunendo relatori ed esperti da ogni parte del mondo dove la relazione centrale è stata quella della nostra Liviana Loatelli , con un intervento dedicato a proprio a Mario Battistella, il poeta del tango.
“Sono arrivata a lui in maniera quasi fortuita, in quanto, col mio ensemble di tango argentino “Alma Migrante” di cui sono pianista e fondatrice insieme a mio marito violinista, nel 2012 abbiamo iniziato ad occuparci di compositori di tango veneto argentini. Fin da subito, mi ha affascinato la storia di Battistella, soprattutto perchè è nato e vissuto fino a circa 10 anni in un paese non molto lontano da Verona, ma che, curiosamente, aveva perso quasi totalmente la memoria di questo suo conterraneo diventato il braccio destro dell’icona del tango argentino, Carlos Gardel.” Commenta la prof. Loatelli “
Vale la pena proporre una riflessione su alcuni suoi testi di denuncia sociale: Battistella viene ricordato soprattutto per questi tanghi che denunciano le problematiche della Buenos Aires dell’epoca, ma nonostante le tematiche siano scottanti, niente in lui è eccessivo o volgare. Differenti sono gli aspetti trattati, come l’inno alla statura morale come unica misura di ricchezza in Pobre rico, la denuncia della visione sessista in Martir, il pericoloso capovolgimento dei costumi, la decadenza morale e l’arrivismo in Bronca e, infine, in quello che forse può essere considerato il testo più acclamato dai suoi contemporanei, Al pie de la Santa Cruz, la scottante questione operaia. Non è un caso che proprio questo testo venga proibito in Argentina e in Cile dalle dittature militari degli anni Settanta, perché considerato sovversivo. La sua fama di “voce di chi non ha voce” correva talmente tanto per le strade dei barrios che si diceva che la verità sulle questioni civili e sociali si poteva conoscere dai testi di Battistella e non dai quotidiani.”. A Monteforte o Verona nemmeno una strada lo ricorda. Dice Maria Alejandra Pezzutti, psicoterapeuta italoargentina veronese d’adozione i cui nonni immigrarono dal Friuli in Argentina ai primi del novecento “Nel Tango tutto nasce e finisce in un abbraccio, in cui si sfiora la completezza dell’essere. In una dimensione magica di tre minuti si sperimenta l’incontro più autentico con l’altro, grazie ad una comunicazione profonda fatta di corpo, emozioni, energia. Una comunicazione che appare oggi così ardua nelle nostre relazioni quotidiane. Quando oggi si dice che è difficile comunicare ci si riferisce all’incapacità di dirsi reciprocamente quali sono i propri sentimenti e i propri bisogni, perché spesso frenati da pensieri giudicati ed egoici che non ci permettono una reale volontà di connessione. Quell’abbraccio di cui avremmo bisogno oggi e sempre “