Era una proposta indecente. Insostenibile, specie per un paese come l’Italia che ha la caratteristica di avere uno dei più alti numeri di proprietari di case. Per di più costruite in un periodo storico in cui l’efficienza energetica era un oggetto misterioso di cui nessuno aveva sentito parlare. C’era stata una levata di scudi alla sola idea ventilata nei corridoi di Bruxelles che la Commissione Europea potesse imporre una direttiva che vietava la vendita e l’affitto delle case appartenenti a classi energetiche basse. Sarebbe stato un bagno di sangue per l’economia italiana. E invece l’allarme è rientrato. La Commissione Europea ha fatto marcia indietro sulla proposta di direttiva sull’efficienza energetica degli immobili. Meglio così. Per tutti. Non solo per i proprietari di immobili. Perché è risaputo che il settore immobiliare e quello edilizio sono degli importantissimi volani anche per tutti gli altri settori. Per non parlare di che cosa sarebbe potuto accadere contro quel governo che avesse recepito tale direttiva. Ci saranno altri modi per raggiungere l’obiettivo, peraltro giusto e augurabile, di rendere il patrimonio immobiliare italiano efficiente dal punto di vista energetico. Pare che ciascuno stato dell’Ue dovrà individuare il 15% di edifici meno efficiente, a cominciare da quelli pubblici, che dovranno arrivare almeno alla classe F entro il 2027 e alla classe E entro il 2030. Le abitazioni provate dovranno passare in F entro il 2030 ed in E entro il 2033. A questo scopo la Commissione Europea ed i governi nazionali dovranno organizzare degli aiuti finanziari.