(di Paolo Danieli) Il significato che dobbiamo trarre da questa elezione del Capo dello Stato va oltre il nome di chi sarà eletto attraverso un accordo fra partiti e parlamentari che sono solo i rappresentanti legali del popolo, non i rappresentanti reali.
Nessun dubbio che questa elezione sia costituzionalmente legittima. Ma non si può mettere la testa sotto la sabbia davanti all’evidenza che il paese legale non coincide più col paese reale.
Questo Parlamento è una grande anomalia. Innanzitutto perché è stato tenuto in vita artificialmente per non andare a elezioni, e poi perché il M5S, uscito vincitore dalle elezioni del 2018, è l’antitesi dei partiti sui quali s’è retta finora la Repubblica: strumento nelle mani di due persone che attraverso una piattaforma informatica di proprietà del sig. Casaleggio ha scelto i nomi da mettere in lista e che sono stati eletti. Dei “signor nessuno” ai quali in troppi hanno sciaguratamente consegnato la guida del paese.
E c’è da dire che anche gli altri non sono più i partiti che i costituenti avevano concepito come mediatori fra il popolo e le istituzioni. Quelli avevano una struttura democratica e partecipata. Questi sono solo dei contenitori di voti nelle mani di quattro o cinque capi che decidono in perfetta solitudine e scollati dal popolo.
Risultato: questo Parlamento è delegittimato.
Per ridare un senso alla nostra democrazia è quindi urgente riportare nelle mani del popolo il potere di scegliere con l’elezione diretta un Presidente che non sia più solo un semplice garante delle istituzioni ma anche il capo del governo. Quello che verrà eletto dal Parlamento nei prossimi giorni dovrà essere l’ultimo.
E, come scritto qualche mese fa, un’anticipazione della Repubblica Presidenziale potrebbe avvenire con l’elezione al Quirinale di Draghi che attraverso un premier di sua fiducia potrebbe anticipare de facto quello che poi solo una riforma costituzionale potrebbe realizzare de iure.