L’Accademia della Crusca, l’istituzione a difesa della lingua italiana nata poco meno di cinque secoli fa, boccia la dizione ‘green pass’ entrata nel parlare comune con la pandemia assieme ad altre parole inglesi, d’uso generalmente scientifico. Prima fra tutte ‘lockdown’, ma anche hub, spike, contact tracing, droplet, no-vax, no-pass, booster, ecc. L’espressione ‘green pass’, sostiene l’Accademia, è sì inglese, ma non è usata né nel RegnoUnito né negli Stati Uniti né in altri paesi anglofoni, dove al suo posto viene usata la dizione ‘Digital Covid certificate’. Passi per no-vax e no-pass, il cui significato è chiarissimo, come, ad esempio, no-Tav, ma sono da evitare ‘droplet’ e ‘booster’ perché ”si può certamente invocare il diritto dei cittadini a una comunicazione chiara. Invece ‘booster’ è finito persino nella modulistica che si firma all’atto di ricevere la terza dose”. Ed anche se adesso vengono usate normalmente dalla gente “alla maggior parte degli italiani, e probabilmente ora sono note, sì, ma superficialmente: non tutti saprebbero spiegarne esattamente il significato, che viene ricavato in maniera approssimativa in base al contesto. Perlomeno, questa è la situazione della maggior parte della gente”. E parlando più in generale dell’abusato di termini anglofoni nel parlare comune il Presidente dell’Accademia della Crusca osserva che se “la formazione specialistica di molti operatori sanitari, anche di alto livello, li rende ormai troppo spesso refrattari all’uso linguistico della nazione” ci sono altre parole entrate nell’uso corrente. “Si pensi del resto all’abuso di ‘food & drink’ in tutte le occasioni, al fatto che i nostri animali domestici sono ormai tutti ‘pet’, e mangiano solo ‘pet food’, e che alcune catene c