Sono milioni i veronesi e veneti che vivono all’estero e sentono ancora quel legame tramandato da genitori e nonni emigrati nel secolo scorso. Il Comune veronese con il più alto tasso di compaesani all’estero è Roverchiara. Il Rapporto degli Italiani nel mondo 2021 parla di 5 milioni e 500 mila registrazioni all’Aire/anagrafe degli italiani residenti all’estero, delle quali 50 mila veronesi. Dato che parla al presente, ma che va moltiplicato tornando indietro nel tempo. Secondo uno studio dell’Enit, il bacino potenziale per l’Italia è pari a circa 80 milioni di persone. Il giro d’affari attualmente relativo a questo segmento turistico dal solo continente americano si aggira intorno ai 650 milioni di euro, per un totale di 670 mila arrivi all’anno in Italia. I principali mercati sono costituiti da Brasile, dove risiedono 25 milioni di persone di origine italiana, Argentina (20 milioni) e Usa (17 milioni), seguiti da Francia, Svizzera, Germania e Australia.
Verona s’è già attivata da tempo per sviluppare il “turismo delle radici”, ovvero per organizzare incoming nella nostra città e nella nostra provincia di tutti quei discendenti degli emigrati veronesi e veneti che desiderano venire a visitare la terra da dove sono partiti i loro genitori o i loro nonni e con la quale hanno mantenuto un legame affettivo e culturale. Non si tratta sono di business, cioè di portare milioni di turisti “delle radici” sul nostro territorio, ma di un’operazione culturale fra le più importanti che siano mai state fatte per promuovere e difendere l’identità veronese, veneta ed italiana. E di questo va dato atto all’assessore Francesca Toffali che su quest’impresa si è molto impegnata.
Questa mattina ha partecipato alla videoconferenza voluta dal Ministero degli Esteri per presentare il progetto che sarà realizzato con i fondi del Pnrr. Un momento di confronto sulle modalità di coinvolgimento dei territori nell’incentivare l’arrivo di coloro che, proprio per le origini italiane, desiderano visitare l’Italia almeno una volta nella vita. E superare quindi le criticità attuali. In primis la difficoltà nell’effettuare le ricerche che riguardano l’albero genealogico digitalizzando gli archivi per favorire il ‘Turismo delle Radici’ e ottimizzare le ricerche storiche sugli antenati da ogni continente del mondo, grazie ai fondi del Pnrr. A maggior ragione in vista del 2023, anno dedicato agli italiani che da generazioni vivono all’estero. Verona, chiamata sulla linea di partenza dal Governo, gioca da protagonista grazie al lavoro fatto d’anticipo. E porta a livello nazionale proposte e obiettivi emersi durante il convegno organizzato dal Comune, lo scorso 11 gennaio a Palazzo Barbieri. Un incontro al quale è stato dato eco ai risultati del convegno tenutosi un mese e mezzo fa nella nostra città e, al quale, avevano partecipato tutti gli stakeholders interessati ad attivare il marketing territoriale attraverso la Dmo Verona.
“Abbiamo un patrimonio di documenti che va valorizzato – spiega l’assessore Toffali -, e reso fruibile a tutti, anche da chi si trova all’estero. Basti pensare alle certificazioni archiviate, e oggi macchinose da reperire anche per cittadini presenti a Verona, in quelli che erano piccoli Comuni della nostra provincia e che ora sono quartieri della città. O agli archivi delle parrocchie su matrimoni, battesimi e funerali. Se gli investimenti nazionali fossero destinati alla digitalizzazione, le ricerche storiche sarebbero a portata di clic e il turismo delle radici sicuramente ne beneficerebbe . È un’occasione che non vogliamo e possiamo lasciarci sfuggire, per questo noi eravamo partiti in anticipo. E siamo stati chiamati a condividere gli esiti del convegno fatto a gennaio. Si parla di un indotto potenziale per il nostro Paese di 650 milioni di euro. Verona vuole farsi trovare pronta”.