In Italia sono tre le istituzioni presenti dappertutto: i Carabinieri, le Parrocchie e…le farmacie.
Nella gestione della pandemia le farmacie si sono dimostrate sempre di più un terminale insostituibile del Sistema Sanitario Nazionale. In questi due anni si sono confermate il punto più a portata di mano dei cittadini che sono andati in farmacia per comprare la mascherina, i test sierologici, per acquistare o i fare tamponi; per prenotare le vaccinazioni; quelli che non hanno dimestichezza con il pc hanno avuto assistenza per ottenere il Green Pass o anche semplicemente per avere un consiglio.
Da tenere anche presente che le farmacie hanno un orario d’apertura molto più ampio rispetto all’ambulatorio del medico di famiglia. Non che lo possano sostituire, ma assolvono pur sempre a quella funzione socio-sanitaria che nella pandemia si è rivelata importantissima nel rapporto SSN/cittadino.
E pensare che qualche anno fa c’era chi le voleva liberalizzare, ovvero abrogare la legge che ne stabilisce il numero in rapporto alla popolazione, cosa considerata un privilegio inaccettabile dai fanatici del liberismo che ha spacciato come progresso tutto ciò che è liberalizzazione.
In realtà liberalizzare il numero delle farmacie, permettendone l’apertura come se fossero dei dei bar, avrebbe significato spogliarle della loro funzione sociale.
E questo sarebbe stato un regresso, non un progresso.
Pochi sanno che la decisione di rapportare il numero delle farmacie alla popolazione è stata adottata poco meno di 100 anni fa. Non per privilegiare i farmacisti, ma per garantire che il servizio farmaceutico fosse capillarmente distribuito su tutto il territorio nazionale. Prima, chi apriva una farmacia tendeva a farlo nei centri abitati, dove poteva avere più clienti. Tant’è che nei centri storici ancora oggi, vestigio dell’antico ordinamento, c’è una densità di farmacie superiore alla media. Ma così rimanevano scoperti tanti paesi e zone rurali. Ecco allora che per poter dare il servizio a tutti gli italiani, ovunque abitassero, è stato stabilito che il numero della farmacie fosse in rapporto agli abitanti. Quindi non privilegio, ma necessità che siano capillarmente diffuse. A vantaggio di tutti.