(aggiornato alle 16.46) Missione internazionale di grande peso per l’europarlamentare veronese Paolo Borchia che ha rappresentato la Lega alla “Cumbre de Madrid”, l’assise dei partiti e movimenti del centrodestra europeo convocato da Santiago Abascal, presidente di Vox. Non una riunione delle solite: il leader della destra spagnola ha chiamato attorno a sé il primo ministro ungherese Viktor Orbán, il primo i ministro polacco, Mateus Morawiecki,; la leader di Rassemblement National, Marine Le Pen. Con loro anche Marlene Svazek (Austria), Tom Van Grieken (Belgio), Krasimir Karakachanov (Bulgaria), Martin Helme (Estonia), Vincenzo Sofo (europarlamentare ex Lega ora FDI), Valdemar Tomasevski (Lituania), Rob Roos (Olanda) e Aurelian Pavelescu (Romania).
I sovranisti europei non fanno parte di un’unica famiglia al Parlamento europeo: una parte sta nei “Conservatori e dei Riformisti” guidati da Giorgia Meloni, un’altra in “Identità e Democrazia“, un’altra persino nel “Partito popolare“. Non a caso, l’obiettivo finale è quello di arrivare ad un unico “gruppo identitario” al parlamento europeo.
«L’obiettivo è quello di costruire un centrodestra europeo alternativo ad un Partito Popolare eccessivamente sbilanciato a sinistra – spiega a L’Adige Paolo Borchia mentre si sta imbarcando sull’areo -. Sarà un processo inevitabilmente lungo, ma ho avuto modo di invitare i leader presenti a focalizzarci su quanto ci unisce, piuttosto che sulle differenze. Da questo punto di vista, ho ribadito la disponibilità della Lega a procedere in direzione di un percorso chiaro e concreto, rispettoso delle sensibilità di ogni singolo partito. La crisi energetica, le pressioni migratorie, le difficoltà delle nostre imprese ed il calo demografico sono questioni che vanno affrontate subito e con un approccio comune».
Uno scenario diverso da quello che sta maturando in queste ore a Roma sull’elezione del nuovo Presidente della Repubblica. Ma viste dall’Europa le tematiche su cui impegnarsi sono le stesse: dalla lotta alla globalizzazione (“Mette in pericolo la stessa Unione così come è stata pensata dai padri fondatori con le sue radici cristiane”) alla immigrazione incontrollata – non a caso il summit è stato chiamato “Difesa europea” – , al primato delle Costituzioni nazionali sul diritto europeo, alla tutela delle produzioni del continente. Unica diversità (non piccola, in realtà): cosa fare con Putin e il suo pressing sull’Ucraina. Per il premier polacco Morawiecki il pericolo è imminente (clear and present danger, per dirla con Tom Clancy) e l’Europa deve fare fronte comune con la Nato; per Viktor Orban (che incontrerà Putin a giorni) la situazione va gestita con tanta diplomazia e buonsenso. Nonostante questo, la Cumbre de Madrid nel documento finale ha sottolineato come Putin abbia portato indietro l’orologio della guerra fredda senza validi motivi chiedendogli un significativo passo indietro.
Sull’immigrazione, la Cumbre ha sottolineato l’inefficacia di Frontex ed appoggiato la proposta di Marine Le Pen di un referendum sul diritto d’asilo in Europa: «Non può esserci un primato di Bruxelles su questo – ha sottolineato Le Pen – né automatismi sulla concessione della cittadinanza. Inoltre, bisogna che gli irregolari vegano espulsi dall’Europa e se condannati per crimini che scontino la condanna a casa loro. L’Europa può far valere i suoi diritti nei trattati bilaterali».
Altra richiesta forte a Bruxelles: dare preferenza ai prodotti made-in-Europe tagliando fuori dal mercati quelli prodotti da paesi terzi in violazioni dei diritti sociale ed ambientali vigenti nell’Unione europea: “Senza queste tutele allevatori e coltivatori europei saranno costretti a chiudere”. Una misura che Vox ha ulteriormente sollecitato a Ursula Von der Leyen con un documento in cinque punti spedito alla Commissione proprio oggi mettendo nel mirino le produzioni agricole di Marocco e Sud Africa.