Ieri in Italia sono stati contati 1.516 contagi e 34 morti. Ma il rapporto contagi/decessi non convince il prof. Crisanti. Non sarà un mostro di simpatia. E in qualche caso si è forse dimostrato eccessivamente rigido, ma Crisanti, quello che in tutta la prima fase della pandemia aveva supportato Zaia, con cui poi ha litigato, fa un ragionamento serio. D’altra parte è il direttore Dipartimento di Microbiologia Molecolare dell’Università di Padova, mica uno qualsiasi.
Oggi in Italia abbiamo 30-40 decessi al giorno per Covid – dice il microbiologo- e abbiamo un numero ridicolo di contagi, evidentemente c’è una discrepanza ingiustificabile”.
“In tutti gli altri paesi d’Europa e del mondo c’è un rapporto di uno a mille rispetto ai numeri dei casi e dei decessi, quindi dovremmo avere anche noi un numero molto più grande di contagi e non si capisce questa situazione”.
Crisanti spiega che “in genere bisogna prendere il numero di decessi, dividerlo per due e moltiplicarlo per 1000, quindi avendo tra i 30 e 40 decessi avremmo tra i 15mila e i 20 mila contagiati in Italia”. Invece dai dati comunicati dal ministero della Salute risultato 5 o 6 volte di meno. Oggi addirittura i nuovi casi sono 1516. Qualcosa non torna, osserva Crisanti.
Che cosa succede così? Che la gente crede che ormai siamo fuori dalla pandemia. E abbassa la guardia. Proprio quello che non deve succedere.
Perché accade questo? Con ogni probabilità perché non vengono fatti abbastanza tamponi e quelli che vengono fatti riguardano un universo statistico particolare, come quello dei lavoratori non vaccinati, e non della popolazione in generale.