La Confcommercio calcola che quest’anno ciascuno di noi per gli acquisti di Natale spenderà 158 euro. 6 in meno dello scorso anno. L’8% in meno rispetto al 2019. Il 36% in meno rispetto al 2009. I rincari delle bollette, l’inflazione ma soprattutto i riflessi psicologici della crisi pandemica influiscono sulla minor propensione degli italiani a spendere. Per il Natale verranno comunque bruciati 6,9 miliardi. Come per tutte le statistiche vale il vecchio discorso che se tu mangi un pollo ed io niente risulta che abbiamo mangiato mezzo pollo a testa. Il che significa che a tirare la cinghia anche per le feste di fine anno saranno soprattutto quegli italiani che hanno subito di più le conseguenze della crisi.
Il presidente di Confcommercio, Sangalli ha commentato così l’analisi del suo Ufficio Studi: “La crescita dei consumi a Natale rischia di essere frenata dai timori per la pandemia, dall’inflazione e dai costi dei consumi obbligati. Per rilanciare la fiducia occorre accelerare il previsto taglio delle tasse, a cominciare da Irpef e oneri contributivi a carico delle imprese”. E’ dicembre il mese in cui gli italiani spendono di più. Incidono su questo le tredicesime che ammontano a 43,8 mld, di cui 32,6 destinati ai consumi. Ma solo per i lavoratori dipendenti. Non per quelli autonomi. E in questo mese si stima che la spesa complessiva sarà di circa 110 miliardi di euro, 10 in meno rispetto al 2019, cioè all’era pre-Covid.
Per le sole spese commercializzabili (alimentari, abbigliamento, mobili, elettrodomestici bianchi e bruni, computer, cellulari e comunicazioni, libri, ricreazione, spettacoli e cultura, giocattoli e cura del sé, alberghi, bar e ristoranti) Confcommercio calcola che si spenderanno 76 mld. Nel 2020, quando c’erano molte zone rosse, era scesa a 66 mld. La ripresa dell’inflazione sta colpendo i beni e servizi cui le famiglie non possono rinunciare, cioè i cosiddetti consumi obbligati, ed è destinata a modificarne i comportamenti e le scelte di consumo. Ma è anche a causa del protrarsi della pandemia che le famiglie mantengono un atteggiamento ispirato alla prudenza in merito agli acquisti.