( di Paolo Danieli) Con la dissoluzione dell’Unione Sovietica era finita anche “guerra fredda”, durata più di 40 anni. Non c’era più la contrapposizione mondo comunista/mondo libero. Si poteva tirare un sospiro di sollievo. L’equilibrio fra i due blocchi fondato sul terrore nucleare non c’era più. Ogni europeo si sarebbe aspettato un lungo periodo di pace in un continente che tornava ad avere le sue dimensioni naturali delimitate solo dall’Atlantico e dagli Urali.
Dopo che Gorbaciov aveva stilato il certificato di morte dell’URSS si pensava addirittura che, con la svolta filo occidentale di Boris Eltsin, la Russia potesse entrare nella Nato. Cosa che non s’è verificata, ma che era comunque indicativa di una tendenza alla pacificazione e all’integrazione con l’Europa. Che non sono avvenute. Anzi, col passare del tempo le cose sono andate in una direzione opposta.
Tutto è nato quando la Russia s’è annessa la Crimea, che dopo la dissoluzione dell’URSS era toccata all’Ucraina. Subito la Nato s’è schierata dalla parte di Kiev, senza tenere conto che sono stati gli abitanti della Crimea, in maggioranza russi, a decidere di unirsi a Mosca. Era la conseguenza del fatto che nei 70 anni di Unione Sovietica molti funzionari e lavoratori russi erano sparpagliati nelle varie province dell’impero comunista, stabilizzandosi e creando delle comunità anche molto numerose. Dopo la dissoluzione si sono ritrovati cittadini di alcuni stati nati negli anni ’90. Specialmente in Ucraina, di cui la Crimea era una regione. Di qui le spinte centrifughe per una riunificazione alla Grande Madre Russia che in alcuni casi hanno portato a dei conflitti armati, come avvenuto in Ucraina.
L’Occidente ha approfittato di queste tensioni per estendere la propria sfera d’influenza sull’Ucraina. Ma ciò lo ha contrapposto alla Russia, vanificando quel processo di integrazione con l’Europa che sarebbe stato desiderabile. Ecco allora le sanzioni, le frizioni e l’impegno militare nei paesi confinanti con la Russia. Cosa che ha acuito quello che per ora è solo uno scontro politico.
Ma all’Europa lo scontro con la Russia non serve. E’ dannoso. Non solo per le possibili ripercussioni militari, ipotesi da non prendere nemmeno in considerazione, ma per quelle economiche, che hanno già fatto sentire i loro effetti soprattutto in Italia e che con il peggioramento dei rapporti Nato/Russia potrebbero peggiorare.
Putin ha fatto recapitare a Stoltenberg, Segretario generale della Nato, i desiderata di Mosca per una rapida pacificazione: l’impegno ad “abbandonare qualsiasi attività militare in Ucraina, Europa Orientale, Transcaucasia, Asia Centrale” e di “escludere un’ulteriore espansione e l’adesione all’alleanza dell’Ucraina”. Il tutto nello spirito di non considerasi “avversari l’un l’altro”. Ora la risposta spetta all’Occidente.