(di Stefano Cucco) E’ allarme, in tutta Italia, per la carenza di medici di medicina generale. Una crisi annunciata da tempo, che però Stato e Regioni non hanno saputo evitare. E che porterà a inevitabili difficoltà nella gestione della sanità territoriale, con l’invecchiamento della popolazione e il conseguente aumento delle cronicità che richiedono assistenza. Per far fronte all’emergenza Covid 19 in atto e all’attuale carenza di Medici di Medicina Generale (ex Medici di Base), su proposta di Manuela Lanzarin, assessore alla Sanità, la Giunta regionale del Veneto presieduta dal Governatore Luca Zaia, ha varato alcune “Disposizioni temporanee ed eccezionali in materia di Assistenza Primaria e di Continuità Assistenziale”.
La più importante è quella di elevare il tetto massimo di pazienti che può avere il medico di famiglia. Fino ad oggi, infatti, il numero massimo di pazienti per ciascun medico di base poteva essere solo di 1.500. D’ora in poi potrà essere elevato a 1.800 in via temporanea e volontaria. Ai medici che accetteranno di aumentare i pazienti verrà riconosciuta un’indennità per l’assistente amministrativo di studio fino a 2 euro per assistito, che si sommano ai 3,50 per paziente già previsti. La misura è già stata applicata in alcune Aziende Ulss del territorio veneto.
La misura è stata presa a causa della carenza di medici sul territorio determinata da tre fattori. Il primo riguarda il pensionamento di molti medici che hanno raggiunto il limite massimo d’età fissato a settant’anni. Limite discutibile poiché molti avrebbero voluto continuare ad esercitare essendo in perfette condizioni fisiche. Il secondo fattore è quello del persistere del numero chiuso in ingresso alla Facoltà di Medicina e Chirurgia. Infine, il terzo, l’invecchiamento della popolazione con la conseguente maggior richiesta di prestazioni di carattere sanitario.
Da qualche tempo i medici di medicina generale in servizio in Veneto si erano attestati a quota 3.100. “Ma ora”, afferma l’assessore Lanzarin, “siamo scesi a 2.884 ed entro il 2026 è prevista l’uscita di altri 800. Quando un camice bianco si ritira, il suo ambito professionale diventa una zona carente, per cui apriamo la procedura allo scopo di reclutare i medici che escono dalla scuola di formazione curata dalla Fondazione di sanità pubblica”.