( di Cristina Franceschini ) Bibbiano aveva fatto clamore. Era il 2019, non c’era il Covid a oscurare tutto. I bambini sottratti indebitamente alle loro famiglie per essere affidati ai servizi sociali avevano fatto notizia. Era la prima volta che si sentiva una cosa del genere. Aveva fatto clamore e indignazione. Ma s’è fermata lì.
Oddio, hanno fatto le indagini, è iniziato il processo, ma non s’è capito che era la punta di un iceberg, che di Bibbiano in Italia chissà quanti ce ne sono. Non è stata fatta un’indagine su tutto il sistema degli affidamenti per verificare quanti altri casi ci sono di allontanamenti ingiustificati. Un sistema che parte dai servizi sociali per arrivare ai Tribunali dei Minori e quindi alle strutture dove vengono ospitati. Un sistema che non dà garanzie e potrebbe permettere che ignobili interessi privati s’incuneino fra i genitori e i loro figli, che li portino via alle famiglie per mandarli in qualche struttura dove c’è qualcuno del giro che ci mangia sopra.
Non importa se per mettersi in tasca qualche centinaia di migliaia di euro si provochino indicibili sofferenze. Non importa se vengono calpestati i diritti sanciti dalla legge e quelli scolpiti nelle coscienze. L’importante, dove un bambino viene allontanato ingiustamente, parrebbe essere arraffare. Anche sulla pelle dei bambini, che sono la parte debole che il sistema dovrebbe tutelare.
Il caso di Villafranca Lunigiana scoppiato un mese fa dimostra che Bibbiano non è un caso isolato. Gli arresti e le indagini dei Carabinieri, che evidenziano anche maltrattamenti, sono la prova che al sistema degli affidamenti dei minori va messa mano nel suo complesso, a cominciare dalla procedura stessa con cui operano i Tribunali dei Minori. Pochi sanno che sono composti anche da giudici “onorari”, non togati: avvocati, psicologi, sociologi, che non essendo magistrati di carriera possono avere, direttamente o indirettamente, interessi nella gestione delle strutture dove i minori vengono inviati, qualora vi lavorino all’interno o vogliano favorire parenti e amici come sostiene la Procura nel caso di cronaca.
Strutture finanziate dallo stato con somme ingenti, senza che a fronte di questo venga richiesta la rendicontazione delle spese. Più bambini, più guadagno!
Mancando controlli puntuali sulle strutture, su chi ci lavori dentro, su come i bambini vengano seguiti, su come il danaro pubblico venga impiegato, possono sorgere situazioni in cui vengono sottratti dei bambini ai loro genitori anche quando potrebbero tranquillamente essere seguiti in famiglia, tra l’altro con meno costi che gravano, tra l’altro, su tutta la collettività. Ovviamente si parla delle eccezioni. Ma non basta. Ci dev’essere una griglia di regole e di controlli che impediscano sul nascere il business criminale ai danni dei bambini, che impedisca con severità e competenza che questo possa accadere: ne va del loro futuro. Ne va dell’anima del nostro Paese!.