Una società di consulenza esterna per fissare la liquidazione dei soci privati dell’AutoBrennero. E’ questa una delle decisioni dell’ assemblea dei soci pubblici della società Autostrada del Brennero Spa, chiamata a dar seguito alla norma approvata con la legge 176 del 18 dicembre scorso, che autorizza i soci pubblici di Autobrennero a esercitare il diritto di riscatto delle azioni detenute dai privati, presupposto necessario per addivenire finalmente al rinnovo della concessione A22, scaduta nell’ormai lontano 2014. I soci privati detengono attualmente il 14,3% del capitale sociale e se non verranno liquidati (qui un approfondimento) , dovrà essere avviata una gara europea per l’assegnazione della nuova concessione. I soci pubblici hanno esaminato il percorso indicato dalla normativa, molto complesso sul piano giuridico, che presuppone all’origine l’esistenza di un interesse pubblico da tutelare e una corretta valorizzazione delle azioni dei privati, trasformate co il provvedimento governativo da ordinarie a riscattabili.
Un percorso, come sottolineato più volte nel corso dell’assemblea, non facile, che vede convergere diversi istituti giuridici in ordine ai passaggi fondamentali previsti dal legislatore: la possibilità di convertire azioni ordinarie in azioni riscattabili e la determinazione del prezzo di riscatto. I soci pubblici dovranno a loro volta ricevere il via libera dalle rispettive giunte e consigli al fine di dare mandato alla società di costituire una nuova società “in house”.
Per il presidente della regione Trentino Alto Adige e maggiore azionista di A22, Arno Kompatscher, c’è grande timore nella liquidazione dei privati per via dei possibili ricorsi per incostituzionalità che questi potrebbero presentare di fronte a un prezzo non congruo: province e comuni hanno dato mandato ad Autobrennero di avviare un confronto con i privati per trovare una soluzione condivisa che vada oltre alla decisione della Corte dei conti che ha fissato in 70 milioni di euro il valore della quota detenuta dai soci privati, che viene da questi ritenuta decisamente troppo bassa. Tra gli strumenti con cui giungere ad un accordo ci potrebbe essere il ricorso ad una società di consulenza esterna per definire un prezzo giusto per tutti. Soluzione che difficilmente potrebbe essere avallata dalla magistratura contabile.
L’assemblea dei soci pubblici ha concordato sulla necessità di definire prioritariamente con il Governo i temi relativi alla gestione della nuova società e alla questione degli extra-profitti (450 milioni di euro) con un mandato ai vertici della società di chiedere un ennesimo incontro con il ministro ai Trasporti e infrastrutture. Particolarmente delicato è l’aspetto relativo alla gestione, perché nell’assetto “in house” della concessione A22 l’attuale panorama che vede presenti in consiglio di amministrazione gli esponenti di tutti gli azionisti (ed enti territoriali) sarà drasticamente cambiato, perché il comitato di indirizzo e coordinamento sarà composto da sei membri: il presidente e un altro membro scelti dal ministero dei Trasporti, un altro da quello dell’Economia, uno dalla Regione Trentino Alto Adige e gli altri due sempre dalla Regione d’intesa con gli altri territori. Di fatto, per tutte le decisioni che contano superiori ai 5 milioni di spesa, il bastone di comando passa da Trento a Roma con una statalizzazione di fatto.