(s.t.) Che il Covid-19 oltre alla salute di tanti italiani stia mettendo a dura prova l’economia non è purtroppo una sorpresa per nessuno: lo abbiamo visto con il crollo dell’occupazione e del Pil, con la difficoltà a sostenere il peso delle imposte, con le aziende che chiudono ad ritmo impressionante. E può solo peggiorare. Infatti, come ha rilevato lo Studio Temporary Manager, un’azienda attiva in tutta Italia ma con sede a San Martino Buon Albergo, il 36% delle piccole e medie imprese nazionali ha un rating a rischio. E anche se il Veneto è tra le aree che presentano minori criticità, lo stesso non si può dire per Verona, la provincia che è messa peggio in tutto il panorama veneto.
Andiamo per ordine. La crisi scaturita dalla pandemia ha colpito molto duramente le pmi, che in base ai dati raccolti dalla Cerved si trovano a fronteggiare un incremento dei default del 10% in confronto al periodo che ha preceduto la diffusione del virus. E, nonostante gli sforzi dello Stato e l’aiuto che dovrebbe arrivare dall’Unione Europa, l’outlook per l’anno appena iniziato è tutt’altro che roseo: infatti il dato potrebbe toccare il 20%. Di qui Studio Temporary Manager, che è specializzata nel fornire alle imprese in difficoltà professionisti e dirigenti su base temporanea, è partita per analizzare la situazione basandosi sui bilanci depositati nelle Camere di Commercio dalle società con fatturati tra i 5 e 50 milioni. Poche purtroppo le sorprese: le situazioni critiche sono concentrate al centrosud tra Sicilia, Lazio, Abruzzo e Molise, mentre al centronord va meglio a Marche, Trentino Alto Adige e Veneto.
La media generale dei rating problematici come abbiamo visto è al 36%. In otto regioni le imprese con una soglia di rischio superano il 40%, ma comunque sono tutte oltre il 30%. Spiccano, risalendo dal basso, la Sicilia al 43%, poi una pattuglia al 42% (l’Abruzzo, il Lazio, il Molise e la Puglia), seguite da un tris al 41% (la Calabria, la Basilicata e la Sardegna). Va leggermente meglio in Umbria (39%), in Emilia Romagna e Liguria (al 37%), in Toscana (al 36%), Piemonte e Lombardia (al 35%), Friuli Venezia Giulia, Marche e Valle d’Aosta (con il 34%), una sorprendente Campania (al 33%) e infine Trentino Alto Adige e Veneto (al 31%).
La soddisfazione per le aziende veneto è però di breve durata. Passando dall’analisi basata sulle regioni a quella per province, il Veneto presenta anche aree di drammatiche criticità. Nel territorio veneto Studio Temporary Manager rileva il rating peggiore proprio a Verona, che oltrepassa la media regionale di ben quattro punti (è al 35%). Poco più sotto Venezia e Rovigo (al 34%), seguite da Treviso (al 31%, in media con l’intero Veneto), Padova (al 30%), Belluno (29%) e una meno problematica Vicenza (al 27%).
«Dalla nostra analisi è emerso che già i bilanci depositati fino ad oggi presentano evidenti segnali di criticità”, spiega Alberto Cerini, responsabile della società nel settore Corporate Turnaround & Restructuring. “Molto probabilmente l’impatto del Covid-19 e la chiusura a intermittenza di molte attività accelereranno la crisi per le imprese già fragili, cui altre se ne aggiungeranno. E ciò comprometterà in modo significativo la capacità delle stesse di far fronte ai propri impegni finanziari futuri. Di conseguenza anche il rapporto con gli istituti di credito è diventato più complesso, e adesso più che mai richiede un’assistenza specifica per accedere alle opportunità finanziarie messe a disposizione dai recenti provvedimenti legislativi. Portare a termine un piano di risanamento aziendale di successo può offrire una seconda possibilità a un’impresa in crisi: ma va anche creato un clima di fiducia e consenso tra i principali stakeholders, clienti, fornitori, banche e fisco, perché solo col loro appoggio si può implementare un efficace rilancio aziendale”.
Ma non si può andare avanti facendo finta di niente senza un mea culpa. “La discontinuità con il passato, affidata a manager credibili al fianco dell’imprenditore è fondamentale per un risanamento efficace”, chiarisce Cerini. “Inoltre è importante riconoscere e ammettere la crisi in corso e gli errori fatti nel passato, perché è una consapevolezza che permette di non ricadere negli stessi errori. Dall’altro avere il coraggio e la forza di cambiare, innovare – anche grazie alle agevolazioni fiscali – e implementare rapidamente azioni spesso difficili, che poi però consentono all’impresa di tornare a prosperare”.