(di Francesco Bovolin) La domanda se la pongono in molti. I pazienti, ma anche i loro accompagnatori e tutti coloro che per un motivo o per l’altro devono avere accesso a uno studio dentistico. Già nel marzo 2020, agli inizi della pandemia, fu necessario normare quali precauzioni andavano adottate dai dentisti che, essendo competenti su una branca della salute pubblica, dovevano poter continuare a fornire, come minimo, le prestazioni urgenti a che ne necessitava.,
Seppur nelle allora contingenti enormi difficoltà legate al reperimento dei cosiddetti DPI (dispositivi di protezione individuale) tutti si industriarono, si impegnarono, per reperire il necessario: sopravesti, mascherine, visiere, liquidi disinfettanti per le superfici, per le mani, termometri, sovrascarpe, guanti. Tutti eliminarono, o meglio, misero da parte, le attrezzature producenti aerosol. Tutti allungarono i tempi di disinfezione e pulizia dei locali operativi. Tutti adottarono sistemi di triage prima telefonico e poi diretto, col paziente, per aggiornare l’anamnesi recente, la storia clinica del paziente, in modo da intercettare rischi di infezione e cercare di ridurli al minimo.
La cosa funzionò. Rarissimi i casi di dentisti positivi e/o malati e altrettanto dicasi per il personale di studio. Qualche caso ci fu, ovviamente, ma si contano sulle dita di una mano. Quindi possiamo dire, con orgoglio, che “gli studi dentistici sono luoghi sicuri”. La maggior parte dei pazienti lo percepisce, il personale ne dà la sensazione, il lavoro seppur rallentato prosegue.
Ma ora è il momento dei vaccini. Sono la principale arma di lotta alla pandemia e gli odontoiatri con i loro dipendenti, una delle categorie più esposte al rischio dovendo esercitare la professione a fronte di pazienti privi di mascherina e con una certa quota di aerosol (vettore virale) presente nell’ambiente, chiedono di essere vaccinati. Il presidente dei dentisti, Dott.ssa Boscagin, con sensibilità e impegno ha cercato di provvedere alla bisogna per aprire con ULSS9 un percorso dedicato alla categoria. Poi i ritardi nella consegna dei vaccini e il pesante impegno organizzativo delle strutture pubbliche hanno rallentato il progresso del meccanismo e le vaccinazioni hanno cominciato a slittare.
A quando? Nessuno ha una risposta precisa ma l’impegno delle istituzioni per accorciare i tempi è naturalmente continuo e forte. Tutti auspicano che i tempi siano i minimi possibile. L’odontoiatria è una branca sanitaria che produce salute, i pazienti hanno bisogno di essere curati. Il nuovo dirigente dell’unità operativa di Igiene e Sanità Pubblica dell’ULSS9 Dott. Falcone è naturalmente stato contattato e impegnato per le procedure vaccinali di cui stiamo parlando. Cronometriamo i tempi.