Il Comune è pronto a fare la sua parte nella ricapitalizzazione degli enti economici colpiti dalla pandemia. In particolar modo Verona Fiere, Fondazione Arena di Verona, Aeroporto Catullo. Per farlo metterà mano al portafoglio e valuterà anche dismissioni (ad esempio una quota della VeronaMercato di cui è stato chiesto ieri l’aggiornamento della valutazione dello stato patrimoniale), ma chiede anche agli altri attori importanti dell’economia cittadina di compiere un passo deciso nella stessa direzione. Nel mirino di Federico Sboarina, la Fondazione CariVerona, la Cattolica assicurazioni, il Banco BPm e la Camera di Commercio. Con tutte queste realtà, il Comune è socio in una o diverse delle società da ricapitalizzare. Sottolinea Federico Sboarina: «Ed è importante, direi fondamentale, che le realtà che sono cresciute ed hanno ottenuto risultati importanti in questo territorio, reinvestano qui parte dei proventi che hanno realizzato. Perchè o questo territorio resta unito e continua a rappresentare un polo di attrazione per nuovi residenti e nuovi investimenti, oppure non usciremo dalla situazione imposta dalla pandemia. E’ giusta e legittima la “chiamata alle armi”, ed io sono disponibile ad andare in prima linea, ma il Comune non può fare tutto da solo» .
Non mancano per Sbaorina esempi positivi di cooperazione fra questi enti: ad esempio nella gestione dell’affaire A22 con l’uscita dei soci privati e la messa a gara della nuova concessione, o il rapporto con gli altri soci pubblici nell’AeroGest, la società che li raggruppa all’Aeroporto Caatullo. Ma ora c’è bisogno di mettere mani al portafoglio anche perchè la politica delle cessioni in questa stagione economica è complicata: prova ne sia l’assenza di interlocutori per la cessione della quota della A4 posseduta da Palazzo Barbieri messa in vendita un anno fa senza trovare acquirenti. «Presenteremo dei nuovi progetti industriali per queste realtà – conferma Sboarina – : non andrò col piattino in mano cercando qualche milione per sanare i bilanci, ma con piani credibili di crescita delle cui ricadute beneficerà tutta la città».
La città di Verona ha una realtà da oltre 3 miliardi di attivo. È il ‘Gruppo Comune di Verona’ che include enti e società partecipate che rientrano nel perimetro del Bilancio consolidato comunale. Ieri, la Giunta comunale ha approvato l’elenco di tutte le partecipazioni da inserire nel documento contabile del 2020. Ci sono asset fondamentali come Agsm e le sue controllate (il nuovo gruppo Agsm-Aim figurerà il prossimo anno), Veronafiere, Veronamercato, Solori, Amt e Acque Veronesi. E ancora, aziende speciali come Agec, o fondazioni come Fondazione Arena, Accademia di Belle Arti e Bentegodi. Sono tutte le società, con partecipazioni di primo o secondo livello, che incidono sul Consolidato almeno per il 3 per cento ciascuna.
Un Gruppo, quello costituito dal Comune di Verona e dalle 36 partecipate, che ha registrato nel Bilancio consolidato 2019 un attivo di 3 miliardi e 106 milioni di euro con ricavi per 1 miliardo e 656 milioni, un quadro in cui il Comune da solo ha un attivo di 2 miliardi e 117 milioni e ricavi per 310 milioni. Capacità economiche pari a quelle di una grande azienda, in grado di generare ricchezza, investimenti e migliaia di posti di lavoro a ricaduta diretta sul territorio.
L’approvazione del perimetro di consolidamento, previsto dalla Legge, permette di fare il punto sulle partecipazioni, le quote detenute dal Comune e l’attività determinante di ogni azienda. Un lavoro utile per definire le strategie di investimento ma anche per la razionalizzazione operata ogni anno come previsto dall’articolo 20 della Legge Madia. Secondo la norma in vigore, infatti, le Amministrazioni pubbliche devono effettuare annualmente un’analisi dell’assetto complessivo delle società in cui detengono partecipazioni, dirette o indirette, predisponendo, un piano di riassetto. Nell’ultimo anno il Comune di Verona ha posto fine alla partecipazione in 3 aziende: IEG s.r.l., Vega e Agsm Energia Est Veronese, tutte in liquidazione. Mentre quella con Lombrica era già stata chiusa prima.