Chievo: tre sconfitte, una dietro l’altra. Brescia, Monza e Cosenza. Gli arbitri, vabbè. Ma a Cosenza ne hanno mandato uno internazionale, con i controfiocchi. Di errori non ne ha fatti. E abbiamo perso lo stesso. C’è voluta una mezz’ora buona perché i giocatori si svegliassero dal torpore che ha fatto incazzare anche Aglietti. E intanto il Cosenza ha segnato. Il Cosenza, candidato alla C, mica il Real Madrid!

Ma anche dopo il risveglio le cose non sono andate meglio. A parte i troppi errori, le imprecisioni e le incomprensioni, è mancata la determinazione. Senza la quale in A non si va. Fare nomi è sempre antipatico. Per cui non li facciamo.

Ma, a parte pochi, s’è vista una squadra molla. Le azioni ripetitive, prevedibili. Dopo aver infilato due sconfitte e per di più con un avversario da bassa classifica ci si aspettava molto di più. Perdere 9 punti in tre gare, uno dietro l’altro, è un segnale preoccupante soprattutto sotto l’aspetto della tenuta psicologica dei giocatori. Aglietti è un bravo allenatore, ha messo insieme una buona squadra, ha dimostrato di saper imbastire un buon gioco, ha costruito anche un buon gruppo dal punto di vista umano. Il presidente Campedelli è uno che alla società ci tiene come se fosse parte della sua famiglia. E se si è incazzato come una biscia per le ingiustizie arbitrali vuol dire che non intende tirare i remi in barca. E allora perché questa che ormai si può definire crisi? Che cosa succede? E’ cambiato qualcosa rispetto a un mese fa? Sono cambiate le prospettive? Questo si chiedono gli sportivi veronesi che hanno a cuore le sorti di una delle più belle realtà calcistiche che abbia espresso la nostra Verona.