L’Aeroporto di Verona dal 2014 è in mano a Save che non ha portato compagnie nuove -solo qualche volo stagionale-, non ha investito, non ha concluso nessun grande accordo. Solo quello irrilevante con “Trentino Marketing” che a breve “brandizzerà” l’area ritiro bagagli. Save riapre invece l’aeroporto di Treviso che diventa base Ryanair con 18 nuovi voli, 45 rotte per l’estate, 153 voli a settimana, biglietti a 24,99 euro. Vedere per credere: https://www.trevisotoday.it/attualita/aeroporto-treviso-base-ryanair-4-dicembre-2020.html. In pratica  i voli Ryanair a Verona diventano marginali.

Da quando l’Aeroporto è in mano a SAVE tutte le decisioni vengono prese a Venezia nell’interesse di Venezia. Non esiste più un Direttore delle risorse umane, un Direttore generale o Business Unit Manager, un Direttore commerciale aviation ed un team che coordini, promuova e sviluppi il marketing territoriale. Tutti ruoli ricoperti da veneziani, da remoto, con qualche valletto passa-carte a Verona dove, se va bene, vengono una volta a settimana. Come si può pensare che l’ottimo Direttore Aviation di Venezia riesca a seguire il già enorme lavoro di rilancio del Marco Polo più quello di Treviso e sviluppare anche Verona?  Così è impossibile sviluppare flussi turistici verso l’area del Garda/Dolomiti, coadiuvare una sinergica azione di trade union dialogando con i player fondamentali del territorio delle provincie limitrofe, che siano Aziende di promozione turistica, Consorzi, Assessorati al Turismo, Fiere, Camere di Commercio ecc. Diventa impossibile generare favorevoli ricadute economiche sul territorio se chi gestisce non promuove questo ruolo strategico se non sporadicamente o con qualche blanda iniziativa.

Il nord Italia ha aeroporti in media ogni 100/150 km: Venezia, Verona, Bergamo, Milano, Bologna. Fa eccezione Treviso, a pochi chilometri da Venezia, che è però da considerare una sua succursale.

Verona è in posizione strategica al centro degli assi A4-A22. Può fare concorrenza ad altri scali che oggi sembrano inattaccabili, ma sono in realtà meno competitivi, decentrati o difficili da raggiungere. Invece l’aeroporto di Verona ha un bacino d’utenza che comprende le provincie di Trento, Bolzano, Mantova, Vicenza, Rovigo, Brescia, Modena: una delle zone più produttive e più ricche d’Europa. Perciò l’intuizione di un aeroporto a due teste, Verona e Brescia, uno dedicato prevalentemente ai passeggeri e l’altro alle merci, non può che essere vincente e attrattiva di capitali anche esteri. Ma per tutto questo ci vuole una visione e la volontà politica di perseguire queste opportunità.

Ci vuole una regia autonoma, un nuovo management che sviluppi seriamente traffico “incoming/outgoing” di qualità continuativo nel tempo e soprattutto un nuovo Direttore Generale, che provenga dal mondo “aviation” e che risponda ai soci pubblici.