Cattolica Assicurazioni è una compagnia tutto sommato sana, che prosegue con regolarità l’attività sia come compagnia che come gruppo e rete agenziale, e dopo i correttivi attuati già nel 2020 e tuttora in corso può procedere nell’individuare valide soluzioni ai problemi emersi, anche grazie all’attuale positivo contesto di mercato. Tra essi il mutamento della forma giuridica da cooperativa in SpA, l’avvicendamento e il rinnovo pressoché totale del vertice di governo e il completamento dell’aumento di capitale, con il collocamento di una seconda tranche da 200 milioni. A partire da queste “solide basi” Ivass continua a seguire comunque da vicino la situazione della compagnia veronese e “ritiene impegnati gli organi aziendali e l’amministratore delegato ad assicurare la tempestiva e corretta attuazione di tutte le misure richieste”.
Lo ha riferito questa mattina il segretario generale dell’Ivass, Stefano De Polis, in audizione alla Commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema bancario e assicurativo: nella prima parte (il seguito è stato secretato per evitare turbative a mercati aperti) ha ripercorso nei dettagli il caso Cattolica e l’intervento della vigilanza nella compagnia scaligera. Un disagio che si percepiva da tempo ma è esploso nel 2019 con l’estromissione dell’amministratore delegato Alberto Minali, a dimostrazione di un contesto aziendale ormai deteriorato, cui Ivass non ha potuto fare altro che rispondere avviando la lunga stagione di accertamenti.
L’audizione di De Polis ha fatto emergere ufficialmente i fattori scatenanti: un rischio per la solvibilità di alcune partecipate, che ha costretto Cattolica a intervenire pesantemente riducendo la capacità complessiva del gruppo; lo sviluppo di operazioni immobiliari fatte guardando non al risultato economico ma alla visibilità sul territorio e alla rete di relazioni; e le carenze gestionali mostrate dal consiglio di amministrazione e dal presidente Bedoni.
Obiettivo dell’Ivass (e della Consob, che si è mossa in accordo con l’Istituto) la protezione degli assicurati recuperando una sana e prudente gestione. È stata un’attività di ispezione “ordinaria ma intensa e complessa, specie negli ultimi mesi”. “In questo periodo l’attività della compagnia e della sua rete è proseguita regolarmente. L’azienda rinnovata nella sua governance presenterà solide basi per l’esercizio e lo sviluppo” del business assicurativo. Nel mirino da subito “il sistema di governo societario cui è strettamente legata la gestione dei rischi e soprattutto la solvibilità del gruppo, che per la sua natura di cooperativa può risentire più di altre realtà tensioni sui mercati finanziari”, ha precisato De Polis. Dubbi già sorti nel 2016 all’entrata in vigore delle normativa Solvency 2, soprattutto per il sistema di gestione e controllo dei rischi, che in Cattolica mostrava aree di debolezza.
La vigilanza ha quindi chiesto interventi di cambiamento nel vertice di governo aziendale, ma l’adeguamento è stato “sofferto anche nelle dinamiche interne di una cooperativa con 18 mila soci e una dialettica talvolta anche accesa”. In assenza di soluzione adeguate per il superamento di queste debolezze, ne è scaturita una forte situazione conflittuale che è sfociata nella revoca delle deleghe all’AD Minali, seguita da mesi di tensioni e l’intervento di gruppi di soci a sollecitare più incisive regole di funzionamento. La crisi economica per la pandemia dall’inizio del 2020 ha ulteriormente indebolito e deteriorato la solvibilità del gruppo, perfino con la violazione dei requisiti prudenziali da parte di alcune controllate cui Cattolica ha dovuto fare fronte con significativi interventi di patrimonializzazione.
E siamo arrivati così all’aumento di capitale da 500 milioni richiesto da Ivass per sostenere l’impegno finanziario: la prima tranche da 300 milioni riservata a Generali è andata a buon fine l’anno scorso. E già a ottobre 2020 anche grazie alla ripresa dei mercato i coefficienti di solvibilità sono tornati alla piena affidabilità: oggi siamo al 181% (da regolamento c’è il minimo del 100%). Nel frattempo è andata avanti anche la trasformazione in SpA, varata dall’assemblea nel luglio scorso e che sarà operativa tra meno di un mese, il 1° aprile. Le note dolenti però non sono finite: “Le ispezioni hanno evidenziato irregolarità gestionali che trovano origine nella serie disfunzioni della governance aziendale, con un CdA che ha mancato di esercitare le proprie prerogative di indirizzo, gestione e controllo”.
Nell’ambito delle partecipazioni, in particolare immobiliari, è emerso che per Cattolica il processo decisionale “ha privilegiato esigenze relazionali e di visibilità sul territorio”, ma ha posto “in secondo piano convenienza economica e rischi legati alle singole operazioni oggetto della delibera. Inadeguato in questo contesto è stato il ruolo svolto dal presidente del Condiglio di Amministrazione”. Sulla base di quanto emerso, conclude Ivass, “l’Istituto è intervenuto chiedendo di definire un preciso piano di rimedio per affrontare le carenze emerse e un pressoché totale rinnovo del CdA in occasione della trasformazione in SpA”.
Nel frattempo le reazioni della Borsa di Milano: il titolo Cattolica ha chiuso a meno 1,79% a 4,502€/azione a fronte di un mercato in calo dello 0,78% come evidenzia il grafico.