Vola Cattolica in Borsa questa mattina dopo l’accordo raggiunto venerdì col Banco BPM per la chiusura del contenzioso relativo a Vera Vita, la joint venture di bancassurance da cui il Banco aveva annunciato bruscamente di voler uscire in anticipo: il titolo corre oltre 4,86 €/azione, più 4,6% in più rispetto alle quotazioni di venerdì che già registravano un più 2.41% sulle voci del possibile accordo. L’indice FTSE-Mib al momento viaggia su un più 1,16%.

Per gli analisti, l’accordo favorisce essenzialmente Cattolica che si toglie di dosso l’incubo di vedersi liquidare dal Banco BPM ad un valore nettamente inferiore a quanto investito ad inizio j.v. e di perdere un fattore importante per la redditività di quest’anno col rischio di rinunciare al 20% dei propri utili. Il Banco, dal canto suo, cresce oggi di due punti percentuali in Borsa e può definire con calma le sue strategie sulla bancassurance avendo uno scenario certo: l’accordo raggiunto tra Banco BPM e Cattolica prevede, a fronte della rinuncia di Banco BPM alla call già esercitata, il riconoscimento allo stesso Banco BPM di un diritto di uscita anticipata dalla partnership, la cui durata originaria era fissata fino al 2033, esercitabile nel periodo compreso tra l’1.1.23 e il 30.6.23, eventualmente posticipabile dalla Banca di sei mesi in sei mesi per tre volte sino al 31.12.24.

Tecnicamente, le parti hanno convenuto a favore di Banco BPM un’opzione non condizionata di acquisto del 65% detenuto dalla Compagnia nel capitale delle JV Vera Vita e Vera Assicurazioni; il prezzo di esercizio dell’opzione di acquisto è stato fissato ai c.d. “own funds” – escluse le passività subordinate e includendo gli eventuali utili fino alla data di trasferimento delle partecipazioni – da calcolarsi al semestre antecedente l’esercizio dell’opzione. A tale valore saranno aggiunte una componente fissa di Euro 60 milioni, di cui Euro 26 milioni a fronte della rinuncia da parte di Cattolica ad estendere l’accordo distributivo alle Filiali attualmente servite da altro partner assicurativo, e una componente eventuale di Euro 50 milioni da corrispondersi in via differita,  esclusivamente nel caso in cui per un periodo di 4 anni non si verifichino eventi che abbiano effetto sul controllo di Cattolica da parte dell’attuale primo azionista o di altri soggetti anche in concerto tra loro.

L’accordo prevede meccanismi di protezione di entrambe le parti legati al prezzo di esercizio della call (c.d. cap e floor sul valore degli own funds come calcolati alla data di riferimento) e aggiustamenti del prezzo derivanti da a eventuali utili non distribuiti, distribuzioni di riserve / dividendi straordinari ovvero da eventuali aumenti di capitale o versamenti in conto capitale delle joint venture.

Un effetto dell’accordo però potrebbe avere ripercussioni sulla politica di aggregazione del Banco: ad esempio, un rallentamento della opzione BPER Banca, sulla quale il dossier è già molto avanti, dato che il principale socio della banca emiliana – Unipol – ha specificamente richiesto di essere l’unico interlocutore della nuova realtà bancaria in campo assicurativo. Un assist per il partito favorevole ad una fusione con Unicredit.